Gozi alla corte di Macron: è l'ariete di Parigi in Italia

Da sottosegretario democratico ha avuto in mano diversi dossier bollenti. E adesso va a lavorare al servizio di Parigi

Gozi alla corte di Macron: è l'ariete di Parigi in Italia

Cosa ci faccia il dem Sandro Gozi all'interno del governo francese è un dubbio che adesso scatena il dibattito politico. Perché il rappresentante del Partito democratico, ex sottosegretario con delega agli Affari Europei con Matteo Renzi, ha ottenuto la stessa nomina che aveva in Italia: ma questa volta all'Eliseo. Prorpio alla corte di quell'Emmanuel Macron che ha ingaggiato da tempo una battaglia senza tregua con l'attuale governo italiano. Ed è chiaro che questa nomina, soprattutto in un momento in cui i rapporti tra Roma e Parigi non sono idilliaci, ponga degli interrogativi. Domande poste soprattutto da Movimento Cinque Stelle, Lega e Fratelli d'Italia, che adesso chiedono al Pd e agli esponenti dei vecchi governi di centrosinistra di spiegare perché Macron abbia voluto a corte Gozi. Non un uomo qualsiasi di En Marche (il partito per cui si è candidato alle europee), ma proprio il presidente francese, che da Parigi non fa altro che dare bordate all'Italia in tutti i dossier principali della nostra strategia.

E in effetti i dubbi restano. Il governo chiaramente cavalca la notizia, con Matteo Salvini che si esprime in maniera molto netta: "Gozi, già sottosegretario agli Affari europei con Renzi e Gentiloni, con la benedizione di Macron viene ora nominato, stesso ruolo, nel governo francese. Immaginate di chi facesse gli interessi questo personaggio quando era nel governo italiano... Pazzesco, questo è il Pd". Un affondo durissimo che si unisce a quello del Movimento 5 Stelle che parla di una nomina dai "connotati inquietanti". Mentre Giorgia Meloni non solo ricorda come l'ex sottosegretario Pd sia stato candidato nelle liste di Macron, ma mette anche in dubbio i veri interessi che tutelava Gozi quando era a Palazzo Chigi.

Le domande su Gozi

E quel dubbio resta, sopratutto perché i dossier passati tra le mani di Gozi quando governava il Partito democratico hanno interessato eccome l'Italia in Europa. Anche nei rapporti con la Francia. C'era Gozi, come ricordati dai vari esponenti del governo, quando l'Italia perse la corsa per la sede dell'Agenzia del Farmaco. Una vittoria praticamente constata: eppure quella sede andò ad Amsterdam. Con sgomento di Milano che pensava di avere la vittoria in tasca.

Ma Gozi non è stato solo l'Agenzia del Farmaco. È stato anche l'uomo che, nel momento di crisi fra Italia e Francia per quanto accadeva in Libia, chiedeva al governo giallo-verde di sostenere una strada di piena collaborazione con Parigi. Un'idea che è giusta nella teoria, ma anche nella pratica non poteva non essere vista come uno smacco nei confronti non tanto dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte, quanto proprio nei confronti dell'Italia, visto che il nostro Paese sta subendo proprio le conseguenze peggiori da quanto realizzato dalla Francia in questi anni. Ed è chiaro a tutti che Macron abbia, come i suoi predecessori, l'obiettivo di far fuori Roma dall'influenza su Tripoli e dintorni. Tanto è vero che è stato proprio l'Eliseo a bloccare la condanna verso il generale Khalifa Haftar.

La domanda a questo punto non può che tornare: da che parte sta Gozi? L'uomo che piace così tanto ai francesi da premiarlo come Cavaliere delle Palme accademiche nel 2007 e con la Legion d'Onore nel 2014 è diventato sottosegretario con due dei premier italiani più filo-francesi di tutti, Renzi e Paolo Gentiloni. Ed è amico di un altro cervello in fuga a Parigi: Enrico Letta.

Il suo partito è quello che ha siglato il Patto del Quirinale fra Italia e Francia, che ha fatto sì che il tessuto industriale italiano venisse invaso dai francesi. Questo Pd aveva un sottosegretario che adesso è al governo di Francia in attesa di essere parlamentare a Strasburgo... è evidente che qualcosa non torna.

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