Grande fuga di presidenti e scrutatori. La sinistra: "Pagati come i braccianti"

Non solo in Sicilia: anche in Puglia e in Toscana tante rinunce. Il compenso di poco meno di 300 euro adesso viene snobbato

Grande fuga di presidenti e scrutatori. La sinistra: "Pagati come i braccianti"

Da Firenze a Palermo. Passando per Bari. La fuga dai seggi elettorali corre lungo tutto il Paese. Una pioggia di rinunce, figlia di una paga misera. Eppure c'è stato un tempo in cui i presidenti di seggio e gli scrutatori erano posti ambiti. Occupati nella maggior parte dei casi dal ceto medio: professori, avvocati, funzionari pubblici. Soprattutto nel campo della sinistra la chiamata a presiedere un seggio elettorale era una missione in difesa della democrazia e delle Istituzioni. Concetto ormai svanito, in nome della richiesta di una paga dignitosa. Una «missione» ormai snobbata. Il cambio di paradigma è contenuto nelle parole di Mariangela di Gangi, candidata al consiglio comunale di Palermo in sostegno di Franco Miceli, che grida allo sfruttamento di Stato: «Siamo tutti sconvolti quando i caporali pagano i braccianti 3 euro l'ora ma non diciamo niente quando lo Stato paga 3 euro l'ora i presidenti di seggio e anche meno gli scrutinatori e le scrutinatrici».

Il problema si è palesato un po' in tutte le città al voto. Non c'è solo il caso Palermo, che ha avuto un rimbalzo mediatico superiore agli altri. Nella città di Palermo hanno disertato 170 presidenti di seggi e il 30% degli scrutatori. C'è chi dà la colpa alla partita promozione del Palermo. Chi alle paghe misere. E chi al clima teso che si respira in città. Il copione si è ripetuto in Toscana. A Firenze, il Comune ha dovuto trovare 691 scrutatori (su oltre 1.100 il numero complessivo) e 125 presidenti (su un totale di 377). «Tutto tranquillo, il voto si sta svolgendo regolarmente in tutti i seggi», spiega l'assessore comunale Elisabetta Meucci a cui fanno capo le operazioni per allestire i seggi e «reclutare» scrutatori e presidenti. A Bari per due volte presidente e scrutatori del seggio Covid allestito nel Policlinico di Bari hanno rinunciato e così è tornato a presiedere la sezione speciale Edoardo Giua, il funzionario della Protezione civile regionale che già nelle elezioni del settembre 2020 si era reso disponibile a sostituire i rinunciatari, in piena pandemia, nel seggio Covid. Complessivamente a Bari sono 117 su 345 i presidenti di seggio nominati che hanno rinunciato, il 34%. Ottanta di questi avevano già rinunciato al momento della convocazione dalla Corte d'Appello. Gli altri non si sono presentati ieri al seggio e sono stati sostituiti all'ultimo momento. Nella provincia, a Bitonto, Comune dove si vota anche per le amministrative, hanno rinunciato 22 presidenti su 51, il 43%. Rinunce a grappoli. Facendo due conti, si comprende il motivo dei tanti rifiuti. Il compenso base per uno scrutatore è di 104 euro, mentre per i presidenti è di 130 euro. In caso di seggi speciali, i primi prendono 53 euro ed i secondi 79 euro.

Per i referendum la paga sale: secondo la normativa, ci sono 22 euro in più per ogni scheda. In pratica i compensi lieviteranno di 88 euro rispetto al solito. Il guadagno dello scrutatore è di 192 euro, mentre il presidente percepirà 262 euro. Pochi spiccioli, comunque. Che la sinistra moderna snobba.

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