Il cantiere della destra europea è in pieno movimento. Le elezioni ci consegneranno un nuovo parlamento europeo che, secondo tutti i sondaggi, sarà più sbilanciato verso destra. Oltre al nodo della formazione di una nuova maggioranza senza i socialisti, in questi giorni si gioca un'altra importante partita legata al futuro dei gruppi di destra all'europarlamento. Lo stato dell'arte, al di là dei popolari del Ppe, è la presenza del gruppo dei Conservatori e Riformisti e di Identità e Democrazia, i cui principali partiti sono il Rassemblement National di Marine Le Pen (nella foto) e la Lega di Salvini. Da tempo si discute della possibilità di creare un unico grande gruppo della destra europea, una possibilità resa difficile tanto da valutazioni di carattere politico quanto da alcune diverse posizioni tra i vari partiti conservatori e sovranisti. In particolare, lo scoppio della guerra in Ucraina ha rappresentato una cesura con il passato facendo emergere due differenti visioni del conflitto che hanno complicato il progetto. Nelle ultime settimane, complice l'avvicinarsi delle europee e la decisione della Le Pen e Salvini di escludere i tedeschi di Afd da Identità e Democrazia, l'ipotesi della formazione di un gruppo unico ha ripreso vigore anche in seguito alle parole di Viktor Orbán a Il Giornale in cui il primo ministro ungherese ha annunciato la volontà di aderire all'ECR.
Secondo un retroscena diffuso ieri dall'Ansa, il partito polacco Diritto e Giustizia (Pis), ad oggi principale forza dell'Ecr e alleato di Giorgia Meloni, sta lavorando a una «nuova formula» del gruppo per allargare a «partiti che sono già rappresentati» in Parlamento europeo e «partiti che entreranno a farne parte per la prima volta» dopo le elezioni. In tal senso si guarda a Fidesz, il partito di Viktor Orbán, al Rassemblement National di Marine Le Pen ma anche al partito portoghese Chega, una strategia che, se non dovesse andare a buon fine, potrebbe portare il Pis a creare un nuovo gruppo. Quest'ultimo scenario risulta poco plausibile e non tiene in considerazione le spaccature all'interno di Diritto e Giustizia tra un'ala più anti-sistema e una governista. Lo schema più probabile sarà invece un altro. Ecr e Id rimarranno due gruppi autonomi e non si formerà un unico grande gruppo della destra europea, almeno non nell'immediato. Il quadro potrebbe cambiare nei prossimi anni se si verificheranno due circostanze: il ritorno di Trump alla presidenza Usa riuscendo a far terminare la guerra in Ucraina e la vittoria di Marine Le Pen in Francia. Con la fine del conflitto tra Ucraina e Russia verrebbe meno uno dei principali elementi di divisione, mentre l'arrivo all'Eliseo di un esponente del Rassemblement National determinerebbe una svolta governativa per la destra francese. La novità della prossima legislatura europea potrebbe essere anche la nascita di un gruppo di ultra-destra trainato da Afd con la partecipazione di partiti come i polacchi di Konfederacja, gli ungheresi di «Our Homeland», i bulgari di Revival, gli slovacchi del Movimento Repubblicano. Al vaglio anche la posizione del partito rumeno Aur che vorrebbe entrare nell'Ecr ma le cui posizioni contrastano con quelle di Fidesz per la questione della Transilvania in cui vive una consistente minoranza ungherese. In ogni caso, per formare un gruppo al parlamento Ue servono almeno 25 eurodeputati da sette Stati diversi.
La nascita di un nuovo gruppo di ultra destra porterebbe Identità e Democrazia a svolgere un ruolo meno defilato creando un gioco di sponda con l'Ecr in grado di sbilanciare gli equilibri europei più a destra e riuscendo finalmente a mandare i socialisti all'opposizione.
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