Dal grano ai visti negati l'ira di Lavrov: "Ucraini come i nazi, bruciano i libri"

Alta tensione tra il ministro degli Esteri e gli Usa: "Nessuno vuole la terza guerra mondiale, qualcuno è pronto ad andare fino in fondo"

Dal grano ai visti negati l'ira di Lavrov: "Ucraini come i nazi, bruciano i libri"

Dal Palazzo di Vetro dell'Onu, Sergej Lavrov non lascia molte speranze sul proseguimento dell'accordo sul grano ucraino. È a un «punto morto», ci sono ancora «blocchi all'esportazione dei prodotti russi», ha detto dell'intesa in scadenza il 18 maggio, che rischia di non essere rinnovata se le richieste di Mosca non verranno soddisfatte. L'argomento è stato al centro dell'incontro tra il ministro degli Esteri russo e il segretario generale Antonio Guterres, e parlando con i giornalisti, Lavrov ha spiegato: «Un'iniziativa umanitaria trasformata in un'iniziativa commerciale fa sorgere domande. Dalle statistiche solo il 3% dell'intero volume del grano realmente raggiunge i paesi poveri nella lista del Pam, tutto il resto va in paesi ad alto o medio reddito». E sulle richieste russe ha precisato: «Non posso dire che l'Onu non abbia fatto passi nella giusta direzione, ma praticamente non ci sono stati risultati». «Il segretario generale ha parlato degli sforzi che sta facendo per portare avanti il più possibile la parte russa dell'accordo, ma finora i progressi non sono molto evidenti», ha aggiunto: «Non vediamo il desiderio dei paesi occidentali di realizzare veramente ciò che è necessario per la riuscita dell'iniziativa».

Guterres, da parte sua, ha consegnato a Lavrov una lettera per Vladimir Putin con una proposta finalizzata al miglioramento ed espansione dell'accordo, tenendo conto delle posizioni espresse dalle parti e dei rischi posti dall'insicurezza alimentare globale. Prima di lasciare New York, il titolare della diplomazia di Mosca è tornato anche sul tema dei visti negati dagli Usa ai giornalisti russi: «È spaventoso quello che accade» riguardo l'accesso all'informazione, la libertà di stampa, si vede che «non è conveniente per gli occidentali avere punti di vista diversi, non in linea con la loro narrativa. Terremo presente le misure inappropriate degli americani quando loro avranno bisogno di noi», ha avvertito Lavrov. E riguardo allo scambio di prigionieri, ha ricordato come dopo che Joe Biden e Vladimir Putin si sono visti nel giugno 2021 a Ginevra «è stato creato un canale speciale, non pubblico, per i prigionieri che non include i giornalisti».

In Russia alcuni americani sono in carcere per «diversi crimini» inclusi l'ex marine Paul Whelan e il reporter del Wall Steet Journal Evan Gershkovich, ha precisato: «Non accettiamo l'idea che un giornalista non possa commettere un crimine». Poi è tornato a sparare a zero contro Kiev, che ha messo al bando l'educazione in russo bruciando libri nelle piazze in stile nazista, e ha affermato che «nessuno ha bisogno della terza guerra mondiale, ma sembra che qualcuno sia pronto ad andare fino in fondo». Da Kiev, intanto, il consigliere di Volodymyr Zelensky, Mykhaïlo Podolyak, ha denunciato «l'ipocrisia» di Lavrov quando ha presieduto la riunione del Consiglio di Sicurezza sulla «difesa dei principi» della Carta Onu: «La Russia sta chiaramente umiliando la democrazia, la libertà e le convenzioni».

Mentre l'ex presidente russo Dmitry Medvedev, attuale vice capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, ha invece avvertito che gli avversari «non devono sottostimare» la possibilità di un uso di armi nucleari da parte di Mosca, che «non

esiterà» se fossero necessarie. La Russia in Ucraina sta combattendo «con l'intera Nato e tutto deve essere fatto per la vittoria», ha sottolineato, facendo capire che Mosca potrebbe anche usare le armi nucleari per prima.

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