"Con il documento firmato ieri mattina, la Grecia ha acconsentito a diventare un vassallo dell'Eurogruppo". Con queste parole, sul suo blog, Yanis Varoufakis, ex ministro greco, torna ad attaccare Alexis Tsipras e l'Europa, colpevoli di aver "infranto il sogno europeo". "Il recente vertice - ha aggiunto - è il culmine di un colpo di Stato".
Parole dure quelle dell'economista che, come molti greci elettori di Syriza, si è sentito abbandonato dal suo leader. "La dichiarazione di ieri - ha aggiunto - non ha nulla a che vedere con l'economia. È solo la manifestazione di una politica dell'umiliazione". E Varoufakis dubita anche che le misure messe a punto dalla Troika possano davvero essere un balsamo di salvezza per la Grecia. Per questo, dice, lui e gli altri parlamentari critici di Syriza ci penseranno bene prima di firmare l'accordo siglato a Bruxelles da Tsipras. È una minaccia, quella di Varoufakis che ora sembra cercare una sorta di leadership alle spalle del premier greco, cavalcando il malcontento della sinistra di Syriza.
"La più grande preoccupazione - ha scritto nel blog - è che una completa resa da parte nostra possa portare ad un aggravarsi della crisi senza fine". Il piano B, in effetti, Varoufakis lo aveva. E non è quello messo in atto poi da Tsipras. L'ex ministro, infatti, avrebbe voluto rendere plausibile una Grexit in modo da forzare le isituzioni europee a trovare un accordo più favorevole ad Atene.
I leader europei, è la convinzione di Varoufakis, obbligando Tsipras a firmare questo accordo hanno messo una pietra tombale sul progetto dell'Europa unita. L'immagine del "colpo di Stato" evocata dall'economista, infatti, non lascia molto spazio all'immaginazione. "Nel 1967 - ha ricordato Varoufakis - sono stati i carri armati usati dalle potenze europee a porre fine alla democrazia europea. Nel 2015 un altro colpo di Stato è stato messo in attoi dalle potenze straniere utilizzando, al posto dei tank, le banche della Grecia".
L'unica differenza tra il golpe dei
colonnelli e quello dei burocrati, è che questa volta i "poteri" che lo hanno sostenuto hanno chiesto la consegna di tutti i beni pubblici per metterli al servizio di un debito inostenibile e che la Grecia non potrà mai ripagare.
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