Primo giorno di viaggi «liberi» in Europa per chi ha il green pass. Variante Delta permettendo - visto che gli Stati membri possono sempre decidere di usare il freno d'emergenza previsto dalla Commissione europea per imporre ulteriori restrizioni ai titolari del documento in caso di ripresa dei contagi - da oggi il certificato Covid Ue digitale consente di muoversi all'interno dell'Unione senza essere sottoposti a tamponi e quarantene, contribuendo così al graduale ripristino della libertà di circolazione di fatto compressa dalle restrizioni introdotte dai Paesi per ragioni di salute pubblica. E alla ripartenza del turismo. Ne hanno diritto tutti i cittadini Ue vaccinati, i guariti dal Covid che hanno ricevuto una sola dose e quelli risultati negativi ad un test. A rilasciarlo gratuitamente, in formato digitale o cartaceo, sono le autorità nazionali e ci sono sei settimane di tempo affinché i pass già emessi dagli Stati possano essere resi compatibili con il modello Ue, dotato di un codice Qr che ne garantisce l'autenticità in tutta Europa. È la piattaforma informatica Gateway a fornire le chiavi digitali che consentono la validità transfrontaliera del pass.
«Tutti i Paesi sono pronti e da oggi le nuove regole sono vincolanti», spiega il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, ad eccezione dell'Irlanda, dove si sono verificati problemi tecnici in seguito a un attacco informatico. Esibendo il certificato digitale viaggiare in Europa da ora in poi sarà più semplice, ma il pass serve anche ad altro. E lo stesso Reynders lo raccomanda «per tutti gli usi nazionali possibili: concerti, festival, ristoranti, teatri. Evitando confusione e frammentazione». L'Italia è stato il primo Paese ad averlo utilizzato per altri scopi, per partecipare ad eventi pubblici e cerimonie, per andare a visitare gli anziani nelle Rsa, per spostarsi tra regioni arancioni o rosse (che in questo momento non ci sono, ma potrebbero essere ripristinate nel caso i contagi dovessero risalire). E anche per assistere agli eventi sportivi. A questo proposito il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ritiene che ormai ci sono le condizioni per «riprendere con il prossimo campionato gli accessi allo stadio col green pass con una percentuale di accesso non inferiore al 25 per cento». Da noi il lasciapassare si può ottenere quindici giorni dopo la prima dose, ma con la variante Delta destinata a diventare prevalente durante l'estate si sta discutendo se cambiare le regole e di concedere il certificato dopo il richiamo come accade nella maggior parte degli altri Paesi Ue. Regola da rivedere per la maggior parte degli esperti. Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive, non ha dubbi. «È sbagliato dare il green pass dopo la sola prima dose, non si è protetti abbastanza e può diventare un rischio», dice ad Agorà su Rai 3. Opinione condivisa anche da Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'Humanitas di Milano: «Con la variante Delta va dato solo dopo il richiamo». Il dibattito è aperto, le voci di un imminente cambio di rotta si rincorrono, ma per il momento si va vanti come previsto. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, si era già pronunciato qualche giorno fa sulla necessità di mettere in cantiere una rimodulazione. Quando i dati sulla diffusione della variante saranno consolidati si deciderà se adeguarsi alle regole degli altri Paesi, dove il green pass è valido a partire da quattordicesimo giorno dopo l'ultima dose di vaccino.
L'utilizzo del certificato verde varia da Stato a Stato e ognuno è libero di riconoscere e rilasciare il pass anche dopo la prima dose, ma ogni Paese può decidere di comportarsi come crede, può cioè riconoscerlo o meno, anche se con il diffondersi della variante Delta è meno probabile che il pass sia
rilasciato con una sola dose. Ma se uno Stato membro accetta una sola somministrazione come prova di vaccinazione per rimuovere le restrizioni interne, allora deve accettare alle stesse condizioni anche gli altri pass Ue.
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