Gregoretti, voto a rischio rinvio: i 5S vogliono salvare la faccia?

La conferenza dei capigruppi "chiude" il Senato dal 20 al 24 gennaio. Il sospetto: temono la sconfitta. Ma Gasparri assicura: "Calendario confermato, la Giunta voterà su Salvini"

Gregoretti, voto a rischio rinvio: i 5S vogliono salvare la faccia?

A poco più di dieci giorni dalla data prevista, il voto in Giunta per le autorizzazioni sulla sorte di Matteo Salvini è a rischio slittamento. La conferenza dei capigruppo del Senato ha infatti previsto uno stop dei lavori di aula e commissioni, con unica eccezione per l'esame di decreti legge in scadenza, proprio dal 20 e fino al 24 gennaio in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria previste per il 26 gennaio.

E in effetti un voto a favore o contro il rinvio a giudizio dell'ex ministro dell'Interno - accusato di sequestro di persona proprio dal Tribunale dei ministri di Catania - potrebbe in ogni caso condizionare le urne. Il rinvio potrebbe quindi essere persino un favore per Partito democratico e M5S, evitando di perdere ulteriori voti nel pieno della campagna elettorale.

Ma il presidente dell'organismo parlamentare, Maurizio Gasparri, non ci sta: "Confermo il calendario deciso in ufficio di presidenza", ha detto all'agenzia LaPresse, "Io mi attengo al regolamento del Senato e all'articolo 135 bis", quello cioè che dà alla Giunta 30 giorni di tempo dalla richiesta - arrivata il 18 dicembre - per esprimersi prima che il caso finisca all'Aula del Senato.

"L'ipotesi di un rinvio del voto sul caso Gregoretti mi sembra che effettivamente covi sotto la cenere", conferma il senatore di Forza Italia, Luigi Malan, "Ma, non essendo stata esplicitata da nessuno, resta la data del 20 gennaio". La Giunta, raccontano, si è confrontata sul tema un'ora e mezzo. Sarebbero intervenuti, in punta di diritto, l'ex M5S Gregorio De Falco, e il leghista Simone Pillon. "Domani Gasparri terrà la sua relazione e farà la proposta", spiega ancora Malan, "Mi sembra scontato che si tratterà del non autorizzare il processo a Salvini".

In effetti il caso è totalmente speculare a quello della nave Diciotti. Anche allora fu chiesto un processo per il titolare del Viminale, ma tutto il governo compatto si schierò al suo fianco e alla fine anche i grillini - dopo il solito e contestato voto su Rousseau - votarono per il "no". Stavolta, invece, i 5Stelle sono pronti a lavarsene le mani, nonostante le prove portate da Salvini che dimostrano come tutto l'esecutivo gialloverde fosse a conoscenza della questione.

Intanto il leader della Lega ribadisce la sua posizione: "Vi dico che io sono orgoglioso di quello che ho fatto e lo rifarò, se andrò al governo", ha detto in un comizio a Lesignano, nel Parmense, "Se mi chiamano a processo, vi aspetto.

Spero che trovino un tribunale abbastanza grande. Non è normale un Paese dove una signorina come Carola Rackete invece di essere in galera va da Fazio a fare la fenomena e invece in galera magari ci va il ministro che ha difeso i confini".

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