Il grido di Giorgia al Cdm di Cutro "Così batteremo i trafficanti di esseri umani"

Alla fine Giorgia Meloni decide di coprire il ministro dell'Interno, dopo averlo messo un po' sotto tutela.

Il grido di Giorgia al Cdm di Cutro "Così batteremo i trafficanti di esseri umani"

E dunque, lanci di peluche colorati verso le auto di Tajani e Salvini, scritte sui muri contro Piantedosi, tensioni e proteste varie, ma alla fine Giorgia Meloni decide di coprire il ministro dell'Interno, dopo averlo messo un po' sotto tutela. «Lo ringrazio per il lavoro svolto, non poteva fare di più». Adesso però qualcosa si cambia. «Abbiamo votato qui all'unanimità il nuovo decreto sull'immigrazione perché da Cutro parta un messaggio chiaro, cioè che il governo mantiene, anzi rafforza la linea di fermezza con chi organizza la tratta di esseri umani. Andremo a cercare gli scafisti in tutto il mondo».

Da un lato quindi la stretta sugli sbarchi, con nuovi reati per i trafficanti, dall'altro però l'apertura agli arrivi regolari. «Ripristiniamo i flussi, con un aumento delle quote per i lavoratori che provengono da Paesi che avvertono del pericolo rappresentato da questi criminali». Ecco il secondo messaggio. «Non conviene cercare di entrare illegalmente in Italia, pagare 9 mila euro e rischiare di morire».

Insomma, spiega la premier, «faremo tutto quello che va fatto per sconfiggere i trafficanti», che ora potranno finire in galera per trent'anni in caso di morte o lesioni gravi. Mani tese invece verso gli Stati che collaborano. «Offriremo quote privilegiate ai governi che si impegneranno in un lavoro di informazione». Tuttavia Roma non può più essere lasciata da sola a presidiare il confine del Mediterraneo. «Ho trattato questo argomento in tutti i summit e gli incontri bilaterali - dice - e all'indomani della tragedia ho scritto una lettera ai vertici della Ue per chiedere azioni immediate. Su questo serve l'Europa, abbiamo bisogno di fatti concreti». Coesione, mezzi, navi, pattugliamenti. Soldi.

E a Bruxelles qualcosa si è mosso. Giorgia sembra soddisfatta. «Dalla von der Leyen abbiamo ricevuto una risposta, che segna di fatto un cambio di passo». Però non si accontenta. «Fondamentalmente ci aspettiamo provvedimenti dal prossimo Consiglio Europeo. Vogliamo che sia stabilito il principio che nel terzo millennio non possiamo più accettare la tratta delle persone». Bisogna agire, perché «il risultato del non affrontare la questione è aver consentito ai criminali di continuare a fare soldi sulla pelle delle persone disperate, e non è questa la strada».

La conferenza stampa si accende quando si passa al punto dolente, al naufragio del 26 febbraio. Una Meloni piuttosto irritata si scontra con i giornalisti calabresi sulla ricostruzione della tragedia. Non ci sono colpe dell'esecutivo, sostiene. «Qualcuno ritiene che le autorità non abbiano fatto abbastanza, che le istituzioni si siano girate dall'altra parte. È un'accusa molto grave e strumentale, il governo ha fatto quello che poteva, non accetto simili ricostruzioni. Perché Frontex ha segnalato l'imbarcazione solo tre giorni dopo, quando era in acque italiane, alle 22,36 di sabato, quando secondo la geografia prima ha attraversato i mari di altre nazioni?». L'Italia, insiste, non si volta, lo dimostra il fatto che «in questo momento ci sono venti imbarcazioni che qualcuno sta già soccorrendo».

Il decreto di Cutro passa così all'unanimità, nonostante le diverse posizioni nella maggioranza sull'argomento. La premier smentisce strappi interni o tensioni. «Molte delle proposte della Lega sulla sicurezza sono state inserite nel testo. E la possibilità di utilizzare la Marina militare per fronteggiare gli sbarchi è stata una proposta poi ritirata del ministro della Difesa Crosetto, poi ritirata».

Matteo Salvini, che forse voleva di più, parla di decreto equilibrato. «Non ci sono divisioni nel governo, basta con le polemiche indecorose. L'Italia è un Paese accogliente e solidale».

Antonio Tajani sostiene però che non basta rimodellare il quadro normativo e lancia un'iniziativa diplomatica. «Occorre affrontare l'immigrazione anche dal punto di vista politico: crisi finanziarie, guerre, conflitti interni, instabilità peggiorano l'emergenza, perciò serve un'azione forte della Ue e delle Nazioni Unite».

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