Grillo fa cassa: tour anti Conte a teatro

Nuovo spettacolo del fondatore. Il rivale si immagina statista: "Parlerei con Putin"

Grillo fa cassa: tour anti Conte a teatro
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Uno vuole la pace nel mondo ma ha la guerra in casa. L'altro sogna un partito ma si accontenterà di uno spettacolo a teatro. Giuseppe Conte e Beppe Grillo. I due avversari accomunati dal «vorrei ma non posso». Il Garante, a poche ore dalla chiusura delle urne virtuali della seconda votazione sullo Statuto, è pronto a sparare il colpo dei ricorsi sul simbolo. Ma a fianco a sé vede soltanto pochi reduci del grillismo che fu. Perciò punta a consolarsi, anche economicamente, con un nuovo tour teatrale. Tutto contro Conte e il suo Movimento che lo ha rinnegato. L'ex premier, da parte sua, non se la passa meglio. Disegna scenari geopolitici. Rimpiange di non essere più a Palazzo Chigi per provare a intrattenersi con Vladimir Putin alla ricerca di una soluzione al conflitto in Ucraina. Però è costretto a fare i conti con questioni più prosaiche. Pensieroso per i numeri sul quorum, attende al varco le mosse legali di Grillo su un simbolo che vale ancora almeno un 3% nei sondaggi. Intanto attacca il fondatore un giorno sì e l'altro pure. E non risparmia neppure il Pd, che ultimamente lo vede come il fumo negli occhi. Altro che «punto di riferimento fortissimo dei progressisti», come ebbe a definirlo l'ex segretario del Pd Nicola Zingaretti. Alle ultime battute di campagna elettorale per il secondo turno delle consultazioni interne per liberarsi di Grillo, Conte, si presenta di nuovo in tv e cerca di compattare i suoi. Quindi sferra il gancio: «Adesso è il momento del livore, del sarcasmo, delle offese, delle ingiurie. Io non posso competere su questo livello e non posso neppure competere con le battute. Però se continuano così, a Casaleggio e anche a Grillo, gli verrà offerto un incarico più importante di quello che è stato offerto a Di Maio, perché c'è tutto un mondo che in questo momento sta godendo di tutti gli insulti, di tutte le ingiurie che ci vengono rivolte». E ancora: «Se io sono qui è perché mi ha pregato Grillo». Ma Conte vuole volare più alto. Martedì il leader del M5s sarà a Bruxelles. Questo lo slogan: «Il governo sbaglia a togliere 4,6 miliardi all'automotive per le armi. Gli italiani non vogliono la guerra». «Noi non siamo mai stati filo-putiniani», aggiunge. Poi si abbandona alla nostalgia: «Se io in questo momento fossi stato presidente del Consiglio Italiano avrei avuto un paragrafo dedicato e avrebbero scritto che il presidente del Consiglio italiano è un pazzo scatenato perché ha fatto cento telefonate a Putin. L'avrei massacrato di telefonate, ma per imporgli delle condizioni assolutamente onorevoli per tutelare l'Ucraina». Conte ricorda: «Io chiamavo Putin, gli dicevo che sbagliava, però avevo un dialogo con lui e lo mantenevo nell'interesse dell'Italia».

E la corsa verso il quorum dei 45mila votanti necessari per confermare il foglio di via a Grillo, diventa improvvisamente una bazzecola. A differenza di ciò che è accaduto a «Nova» il 23 novembre, non ci saranno annunci sulla partecipazione prima della chiusura delle urne di SkyVote, prevista per le 22 di oggi. Nel frattempo Grillo si gode le prime pagine dei giornali per la sua lettera sberleffo inviata a Elly Schlein. Il fondatore è deciso a riprendersi il simbolo del M5s per mettere in difficoltà Conte. E poi? «Lo metterà in un museo del M5s», risponde chi lo ha sentito. Meglio tornare a dedicarsi al lavoro. Grillo, definito sempre più in «mood comico» dai suoi, studia il ritorno a teatro, forte della rinnovata centralità mediatica.

Per i primi mesi del 2025 pensa a un nuovo spettacolo in giro per l'Italia. Un tour tutto «politico». Una rivincita dello showman a base di monologhi contro Conte e la classe dirigente del M5s. Per la scissione mancano le truppe, ma anche la voglia.

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