Zitti buoni. Dirige l'orchestra il maestro Beppe Grillo, canta Nina Monti. Che è la spin doctor dell'Elevato e fa anche la cantautrice. Solo che non siamo sul palco del Festival di Sanremo ma dietro le quinte dei Cinque Stelle. Mentre il manifesto rifondativo di Giuseppe Conte va avanti a rilento, Grillo decide di dare un'accelerata sul tema della comunicazione, impedendo di fatto agli eletti del Movimento di partecipare ai talk show. Negli scorsi giorni era girata voce di una ridefinizione delle regole di ingaggio per le ospitate dei grillini in televisione, eppure nessuno si aspettava un vero e proprio decalogo. Una riedizione degli editti del passato. Quando gli eletti del M5s non potevano partecipare a nessuna trasmissione televisiva. Nonostante l'allora capo assoluto, sempre Grillo, sia un prodotto catodico. Infatti sorprende la critica del Garante ai meccanismi in voga nelle trasmissioni. «Non è più tollerabile che il dibattito sui temi che interessano ai cittadini venga svilito da una sorta di competizione al ribasso dove vince chi urla più forte», scrive Grillo sul Blog. Non mancano le vette di surrealismo. «Chiediamo, inoltre, che i nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate», spiega serio il fondatore del M5s. Grillo sfodera pretese simili a quelle dei bei tempi andati. «Chiediamo che i nostri portavoce, ospiti in trasmissioni televisive - prosegue - siano messi in condizione di poter esprimere i propri concetti senza interruzioni di sorta». Il Garante non vuole domande: «niente interruzioni, e niente stacchi su altri ospiti», intima. E sentenzia: «Questa non è informazione, ma intrattenimento di bassa lega che sfocia in propaganda da quattro soldi».
Difficile pretendere di passare inosservati dopo dichiarazioni del genere. Reagisce Enrico Mentana, direttore del TgLa7. «Sono parole irricevibili, sia che le dica Grillo, sia che le dicano Berlusconi, Salvini, Renzi», replica Mentana in diretta. «Ognuno svolge il proprio ruolo, e a questo proposito ci sarebbe da capire quale è il ruolo di Grillo, e già che ci siamo di Conte. Se si chiede chiarezza bisogna anche dare chiarezza», conclude il giornalista.
I parlamentari sono sorpresi dall'inversione a U. Fino all'altro giorno sgomitavano per una comparsata e ora sono tornati indietro di dieci anni. Gelo tra i deputati e senatori, che si aspettavano un cambio di passo ma di certo non un decalogo da rispettare alla lettera. Sul banco degli imputati finisce ancora una volta lo Staff Comunicazione in Parlamento, che non ha avvisato nessuno del post di Grillo. E non manca chi si chiede se le stesse regole varranno per il nuovo leader Giuseppe Conte. Il cui (ex?) portavoce Rocco Casalino si vanta nel suo libro di aver sdoganato il piccolo schermo per il M5s. I big spingono per accelerare sulla rifondazione. Circolano notizie di webinar e corsi online destinati agli eletti. In particolare, secondo l'Adnkronos, uno sulla transizione ecologica e un altro sul public speaking, la capacità di parlare in pubblico. Quest'ultimo partirà il 26 marzo. Si parla anche di una consulenza che il M5s dovrebbe affidare a Marco Morosini, docente di politica ambientale al Politecnico di Zurigo. Morosini è una vecchia conoscenza dell'ex comico, in quanto ghost writer di Grillo durante il suo primo periodo ecologista, negli anni '90.
Non contento, il fondatore nel tardo pomeriggio si lamenta del fatto che quelli del M5s siano chiamati grillini. E in un post sui social propone il diminutive-washing per tutti. Compresi «giornalistini» e «conduttorini». Parole e musica dell'Elevato.
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