Il reddito di cittadinanza è solo l'inizio, in realtà Beppe Grillo pensa ad un reddito universale che spetta per legge a chiunque e senza condizioni, dalla nascita al funerale. L'ideologo del M5s lo va dicendo da tempo, ma adesso le sue parole come leader del primo partito italiano hanno un peso differente: «Politici ed economisti si impegnano tutti a capire come produrre di più. Dobbiamo pagare il debito, gridano. Dobbiamo lavorare di più, essere più produttivi, tagliare la spesa improduttiva. Siamo condizionati dall'idea che tutti devono guadagnarsi da vivere», invece è un errore, perché «siamo davanti ad una nuova era, il lavoro retribuito, e cioè legato alla produzione di qualcosa, non è più necessario una volta che si è raggiunto la capacità produttiva attuale» spiega Grillo sul blog in un intervento ispirato a Società senza lavoro. Per una nuova filosofia dell'occupazione della sociologa francese Dominique Méda, già consigliera del socialista Benoît Hamon (e corredato dall'immagine del «Quarto stato» di Pelizza da Volpedo. La soluzione del comico milionario è stipendiare tutti, con i soldi dello Stato, per non lavorare, perché in fabbrica tanto ci andranno i robot: «Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti lo stesso livello di partenza: un reddito, per diritto di nascita. Solo così la società metterà al centro l'uomo e non il mercato».
Il post è il seguito di un altro in cui Grillo, dopo le notizie sulle «code» ai Caf per richiedere il reddito di cittadinanza, ha difeso la proposta-bandiera del M5s: «Il lavoro di massa è finito, volge al termine. Dove si aumenta la capacità produttiva si aumenta anche la disoccupazione. Non abbiamo più bisogno di lavorare così tanto. Andiamo verso un'epoca in cui il salariato non avrà più ragion d'essere». La tecnologia ci sta liberando da molti lavori. Dobbiamo immaginare un altro mondo, in cui esiste un reddito slegato dal lavoro. La soluzione è il reddito di cittadinanza». Quello a cui pensa il comico, però, è diverso dalla proposta di legge del M5s, che verrebbe assegnato a chi cerca un lavoro e non oltre i tre rifiuti (sempre che arrivino tre offerte di lavoro). Grillo immagina un reddito pubblico a prescindere, per cui «chiunque per diritto di esistenza in vita, da quando nasce a quando muore ha un reddito, poi se vuoi lavorare lavori e lo aggiungi, se non vuoi lavorare non lavori» disse in un comizio nel 2013. Aggiungendo: «Non mi interessa dove prenderemo i soldi, li prenderemo da qualche parte». Dunque un reddito universale esteso a chiunque, anche a chi lavora, che in quel caso cumulerebbe stipendio e reddito pubblico, mentre chi preferisce stare a casa a riposare invece che lavorare prenderà solo il reddito di cittadinanza universale. Quello del M5s ha un costo di 17 miliardi (stime degli stessi Cinque stelle), il «reddito di nascita» di Grillo molto di più, ma i soldi «da qualche parte li troveremo».
È da anni che Grillo ci gira intorno, insieme al tema dell'energia altro suo chiodo fisso.
Già negli spettacoli dei primi anni '90 ridicolizzava l'economia capitalista dove «si lavora per comprare cose inutili, ho un orologio che ha il cinturino programmato per rompersi dopo 80 volte che lo pieghi, così devi comprarne uno nuovo e per comprarne uno nuovo devi lavorare un giorno in più», poi si appassionò alla «decrescita felice» teorizzata da Latouche, quindi a lavorare meno («Orario breve per tutti, 20 ore settimanali, si può fare»), infine al «reddito di nascita», per cui «uno deve essere libero di scegliersi un lavoro, deve avere il reddito, non il lavoro». I soldi per finanziarlo si troveranno, da qualche parte.
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