Grillo si dice sereno: mai favori a Onorato. Ma nelle chat del M5s le richieste su fisco e salvataggio di Moby

C'è Danilo Toninelli, all'epoca ministro dei Trasporti. E insieme a lui un nugolo di altri parlamentari meno noti, peones impegnati nel lavoro oscuro ma prezioso nelle commissioni. Tutti eletti nel Movimento 5 Stelle

Grillo si dice sereno: mai favori a Onorato. Ma nelle chat del M5s le richieste su fisco e salvataggio di Moby

C'è Danilo Toninelli, all'epoca ministro dei Trasporti. E insieme a lui un nugolo di altri parlamentari meno noti, peones impegnati nel lavoro oscuro ma prezioso nelle commissioni. Tutti eletti nel Movimento 5 Stelle. E tutti pronti a rispondere ai messaggi del fondatore e Garante, Beppe Grillo: che trasmetteva a loro le richieste del suo amico Vincenzo Onorato, il padrone della disastrata Moby. I parlamentari rispondevano, e Grillo riferiva all'amico-cliente. In tutto, almeno una dozzina di chat raccontano agli inquirenti milanesi il ruolo abnorme che legava la Beppe Grillo srl e la Casaleggio ai gruppi parlamentari, usati come longa manus degli affari privati del fondatore.

Sono questi i dettagli che, mentre il caso scuote la politica e Grillo fa sapere di essere «sereno» e di «non avere mai fatto favori a Onorato», emergono dall'indagine della Procura di Milano per traffico illecito di influenze. Dal contenuto delle conversazioni con Onorato, i pm Maurizio Romanelli e Cristina Roveda hanno individuato almeno tre temi su cui le richieste di Onorato venivano veicolate da Grillo verso Toninelli e i gruppi parlamentari M5S: si va dal trattamento fiscale delle compagnie, alla convenzione per i collegamenti con le isole. Ma il tema chiave è il salvataggio della Moby, gravata da debiti per quasi mezzo miliardo.

Oggi, davanti al tribunale fallimentare di Milano, si tiene l'udienza decisiva per il tentativo di tenere a galla le società di Onorato. E l'armatore napoletano non fa mistero in queste ore di considerare sospetta la coincidenza di tempi tra l'udienza e la bordata partita dalla Procura sui suoi rapporti con Grillo. Ma in realtà l'inchiesta sui contratti tra l'ex comico e l'armatore è in corso da tempo. E proprio nelle carte della procedura fallimentare è stato depositato per la prima volta uno dei documenti chiave della vicenda: i contratti di consulenza tra la Beppe Grillo srl, la Casaleggio e Onorato. Il primo è stringato, prevede l'inserimento sul blog di Grillo di un banner pubblicitario e di una intervista al mese a «testimonials Moby» o di «contenuti redazionali»: 120mila euro sono considerati dalla Procura un prezzo spropositato, anche perchè non sempre interviste e redazionali venivano davvero pubblicati. Il contratto con la Casaleggio invece è lungo 13 pagine e per alcuni aspetti fumoso, si parla di «valutazione degli scenari in ottica di swot analysis» e cose del genere. Ma l'obiettivo è chiaro, propagandare la «limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano equipaggi italiani o comunitari». Esattamente uno dei temi su cui nelle chat Grillo invita i suoi deputati a darsi da fare. Affari privati e affari politici si incrociano, e diventa difficile distinguere gli uni dagli altri.

Che Grillo, come dice ieri, non abbia mai fatto favori a Onorato è smentito dal suo stesso blog dove sono ancora disponibili una parte dei «redazionali» pubblicati nel 2018, quelli in cui si diceva che «Onorato si sta battendo anima e cuore per salvaguardare i diritti dei nostri marittimi» e l'armatore veniva dipinto come la vittima di lobby di speculatori. Altri contenuti pro-Onorato sono stati invece rimossi. Ma la sproporzione tra servizio offerto e prezzo pagato resta comunque eclatatante.

Al punto che nel corso delle indagini agli inquirenti si è posto un dilemma rilevante. Se i soldi finiti a Beppe Grillo e a Casaleggio non avevano come vera motivazione le campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica indicate nei contratti, siamo di fronte a una sottrazione di rilevanti fondi dalle casse aziendali. Poichè la Moby è alle prese con un concordato preventivo, la distrazione di fondi configura il reato di concorso in bancarotta fraudolenta. Si tratta di un reato ben più grave del traffico illecito di influenze contestato finora a Grillo.

É vero che nell'oceano di debiti di Moby il milione e mezzo finito ai due «guru» del Movimento 5 Stelle non è gran cosa: ma quando Craxi e Martelli vennero accusati per la bancarotta del Banco Ambrosiano avevano incassato di meno.

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