Una guerra che sembra una partita di football

La guerra in Ucraina simile al football americano: tra tutti gli sport di conquista del territorio, il football è quello più simile a una battaglia corpo a corpo

Una guerra che sembra una partita di football
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Più che un risiko, una partita di football. Americano ovviamente. Siamo sempre abituati a leggere le guerre come il famoso gioco da tavolo con i carrarmatini e le nazioni da conquistare, ma quando speriamo non troppo tardi Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky riusciranno finalmente a mettersi attorno a un tavolo per cercare una via d'uscita al conflitto ucraino, si troveranno probabilmente di fronte a uno scenario che si avvicina molto di più a una partita di football. Perché tra tutti gli sport di conquista del territorio, il football è quello più simile a una battaglia corpo a corpo, più ancora del rugby in cui per conquistare la metà campo avversaria ci si può avvalere dei calci. E poi perché nel football il terreno si conquista palmo per palmo, yard per yard, rigorosamente evidenziate sul terreno di gioco con tante linee bianche che evidenziano meglio lo spostamento delle «truppe». Paradossalmente nella guerra più sofisticata del Ventunesimo secolo si combatte quasi come cent'anni fa, quando la Prima guerra mondiale fu un massacro di fanti mandati a combattere metro per metro per strappare terreno al nemico, una guerra in cui si poteva arrivare fino a Caporetto per poi rinculare fino al Piave. Dal Donbass al Kursk, anche qui sembra di rivivere quelle guerre di trincea in cui da due anni si attacca e si retrocede, appunto come in una partita di football dove il touchdown, però, sembra non arrivare mai. Se fosse il rugby, dicevamo, si potrebbe conquistare terreno sparando un gran calcio in touche. E forse stiamo per passare a questo sport con l'arrivo dei missili a lunga gittata. Certo, come in tutti gli sport, ormai per imporsi ci si affida agli stranieri, e se Zelensky punta sui «bomber» americani, britannici e francesi, Putin, a corto di prodotti del vivaio, va a ingaggiare nordcoreani e yemeniti.

Anche se negli scenari futuri la mossa decisiva potrebbe arrivare dal cambio del quarterback, il regista offensivo della squadra, in programma alla Casa Bianca. Esce Biden ed entra Trump: chissà che sia la svolta per finire la partita.

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