Guerra, dazi, carceri sovraffollate. Il nuovo corso di Mattarella tra interventismo ed esternazioni

Il capo dello Stato molto loquace sui temi più caldi: vede la politica divisa e vuole tenere unito il Paese

Guerra, dazi, carceri sovraffollate. Il nuovo corso di Mattarella tra interventismo ed esternazioni
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E adesso, che c'è in nota? Ecco, le prigioni. «Il sovraffollamento delle carceri - dice Sergio Mattarella - è un grave fenomeno e la polizia penitenziaria è chiamata quotidianamente a fronteggiare difficili situazioni di tensione e sofferenza». Ma è grazie «all'elevata professionalità e lo spirito di servizio degli appartenenti al corpo» che si può «attuare il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena e il reinserimento nella vita sociale». Subito dopo, sotto con l'udienza al Quirinale con l'associazione italiana editori. «I libri sono l'antidoto al pensiero sterilizzato. Come sosteneva Umberto Eco, chi legge vive cinquemila anni». E oggi lo scadenzario del presidente prevede un incontro con l'Anm: tema caldissimo, la riforma della giustizia e la separazione delle carriere, esternazione sicura.

L'agenda è fittissima, gli impegni incalzanti e il capo dello Stato ormai parla tutti i giorni. Prima la guerra, la linea netta di appoggio a Kiev, i russi come il Terzo Reich, l'invasione che straccia le regole dell'Onu e della convivenza civile tra i popoli, la polemica continua con Mosca. Poi l'Europa, nostro faro e nostro ancoraggio, ma insomma «si deve aggiornare» e organizzarsi in modo da prendere decisioni veloci se vuole contare nel mondo e tenere il passo con i giganti. Poi ancora i dazi americani, «misure inaccettabili che alterano il mercato e mettono a rischio la pace», però la Ue, «soggetto forte», ha gli strumenti per «contrastare con calma e autorevolezza», senza lasciarsi andare a inutili ritorsioni.

Settimane di silenzio, interrotte da qualche dichiarazione di circostanza. Cerimonie protocollari, lontane dalla sfera politica. Ma ora il capo dello Stato e tornato in campo e dice la sua sugli argomenti sensibili. Protagonismo? Sindrome del Colle? Sconfinamento di ruolo? Macché, rispondono dal Colle, solo l'espletamento delle sue prerogative, una sorta di ammortizzatore istituzionale, che in questo caso si traduce nel tentativo di tenere unito il Paese di fronte alle «complesse sfide» globali. Se sente il bisogno di farsi avanti, spiegano, è perché vede degli scollamenti pericolosi.

Prendiamo i dazi. Mattarella si è guardato attorno e si è accorto che la politica è divisa riguardo all'atteggiamento da prendere, sia nella maggioranza che nell'opposizione. La pancia vorrebbe una reazione pronta perché siamo una nazione esportatrice e il protezionismo danneggia il Made in Italy, però il governo non ha intenzione di rompere con Donald Trump ed esita a schierarsi a favore delle contromisure europee. E il presidente è d'accordo: dobbiamo trovare una strada nostra, condivisa, che non ci allontani da Bruxelles, ricordando però che gli Usa sono i nostri principali amici e alleati. No a «chiusure immotivate». Serve «calma». E che l'Unione europea si svegli. C'è una guerra vera, di una commerciale non se ne sente alcun bisogno.

Stesso discorso sulla guerra. Tra riarmo e pacifismo, visti dalla prospettiva del Quirinale i due vicepremier Salvini e Tajani sembrano imboccare strade diverse, mentre la Meloni è in un difficile equilibrio tra Ursula e Donald. Mattarella, che da qualche tempo incarna una posizione parecchio atlantista, al punto di essere diventato un bersaglio del Cremlino, spinge comunque per fare una sintesi, e in questo modo offre anche una copertura a Giorgia. L'interesse, non del governo ma dell'Italia, è di aggiungere il nostro peso a quello della Ue.

Oggi tocca alla giustizia. Pure qui Mattarella parlerà, si esporrà, chiarirà.

Non per fare una scelta di campo, ma per colare un bel po' di cemento tra due poteri in lotta tra loro. L'indipendenza della magistratura è sacra, tuttavia va costruita e mantenuta con del comportamenti ineccepibili. E i giudici devono sempre considerare le conseguenze sociali e umani delle loro sentenze.

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