La guerra fredda del vaccino. Russia e Usa, sprint truccato

Allarme degli scienziati sui tempi accorciati. Il timore che l'obiettivo sia il successo, a scapito della salute

La guerra fredda del vaccino. Russia e Usa, sprint truccato

La corsa verso il vaccino, unica arma che promette risultati definitivi nella guerra contro il Covid, prosegue in tutto il mondo, o quantomeno in tutti i Paesi che dispongono di strutture scientifiche adeguate. In alcuni di essi, però, la corsa sembra voler essere vinta in fretta e ad ogni costo, dando la sensazione spiacevole e anche un po' preoccupante che il vero obiettivo sia un successo politico, magari a scapito di quella cura della salute pubblica che dovrebbe essere la vera priorità. Impegnate in modo particolare in questa corsa in apnea verso il filo di lana con nuovi annunci che sconcertano la comunità scientifica internazionale - sono due Paesi tradizionalmente rivali, la Russia e gli Stati Uniti.

Alcune settimane fa, era stato il presidente russo a informare il mondo di una primazia del suo Paese alla quale sembra tenere moltissimo. Vladimir Putin aveva annunciato che un vaccino denominato Sputnik (proprio come la navicella sovietica che sessant'anni fa aveva inaugurato la gara nello spazio con gli americani) era già in fase avanzata di sperimentazione, e che tale era il suo livello di affidabilità che tra i volontari su cui era stato testato c'era perfino una delle sue figlie. Un annuncio non scevro da evidenti contenuti propagandistici, e che aveva spinto gli scienziati di tutto il mondo ad esprimere dubbi fondati su tempi della sperimentazione che appaiono troppo accelerati per fornire garanzie. A Mosca non hanno troppo badato a queste critiche, e ieri il ministro russo della Salute ha rilanciato: già in questo mese di settembre ha annunciato Mikhail Murashko comincerà la consegna di grandi lotti del vaccino contro il Covid-19, e le vaccinazioni potranno avere inizio tra novembre e dicembre prossimi. Murashko ha spiegato che in Russia sarà possibile vaccinarsi contro l'influenza e il nuovo coronavirus in tempi diversi, e che «altri vaccini sono già in fase di registrazione». Intanto, sono già state reclutate oltre 2.500 persone per formare gruppi di monitoraggio che si ingrandiranno fino a raggiungere un totale di 40mila.

Se in Russia si corre, in America si sfreccia in una gara contro il tempo e gli ostacoli, facendo sospettare che il vero motivo che ispira la fretta del presidente Donald Trump sia di natura elettorale: il prossimo 3 novembre, infatti, si terranno negli Stati Uniti le presidenziali. Il commissario della Food and Drugs Administration, l'ente americano che regola l'immissione sul mercato dei nuovi prodotti farmaceutici, ha annunciato che il via libera al nuovo vaccino potrà arrivare anche prima dell'ultimo passaggio della sperimentazione clinica, la cosiddetta Fase 3. Consapevole che il sospetto di pressioni su di lui da parte di Trump per accelerare l'iter è forte, Stephen Hahn ci ha messo la faccia: «Questa non sarà una decisione politica ha assicurato al Financial Times bensì una decisione scientifica, medica, basata sui dati». Non tutti gli credono: l'arma propagandistica che sta consegnando a Trump potrebbe decidere le elezioni. Tra i critici di Hahn c'è anche Walter Ricciardi, rappresentante dell'Italia presso l'Oms: a suo avviso si tratta di «una decisione sbagliata e pericolosa, perché non si può derogare a metodi e tempi adeguati». In Italia, intanto, comincerà lunedì all'ospedale Borgo Roma di Verona la sperimentazione di un vaccino interamente nazionale, che riguarderà 70 volontari.

Insieme con i partner europei, il nostro Paese sta adottando un approccio graduale, aderendo allo strumento internazionale di ricerca Covax. La Commissione europea mobiliterà fino a 400 milioni per accelerare e potenziare lo sviluppo di vaccini destinati a tutto il mondo.

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