La guerriglia dopo l'arresto del figlio del Chapo. Blindati in strada, uccisi 10 soldati e 19 narcos

Lo Stato di Sinaloa nel caos: sparatorie e auto in fiamme. Mobilitato l'esercito

La guerriglia dopo l'arresto del figlio del Chapo. Blindati in strada, uccisi 10 soldati e 19 narcos

San Paolo. Dopo l'operazione dell'altroieri che ha portato alla cattura di Ovidio Guzmán, alias «El Ratón», ma soprattutto figlio del Chapo, lo stato di Sinaloa ha vissuto ore di guerra: sparatorie ovunque, quattro giornalisti picchiati e rapinati dai narcos al soldo di Ovidio, alcuni dei quali sono entrati nell'hotel Two Select di Culiacán, armati sino ai denti, terrorizzando gli ospiti. Interrotte tutte le visite a domicilio dei medici, anche ieri scuole chiuse mentre le linee della telefonia mobile continuavano a non funzionare in molte zone di Sinaloa.

Gravemente ferito un 14enne che da due giorni è in terapia intensiva, mentre ieri sera i feriti erano più di 100 (35 tra le forze dell'ordine) mentre sono stati uccisi almeno 10 soldati e 19 narcos. Oltre 250 le automobili date alle fiamme con cinque i supermercati saccheggiati nel feudo del cartello di Sinaloa, militarizzato ieri con 3.500 soldati dell'esercito e uomini della Marina e della Guardia Nazionale. Un «giovedì nero» lo hanno ribattezzato i media messicani, che ha ricordato a tutti il Culiacanazo del 17 ottobre 2019, quando Ovidio era già stato arrestato. Anche in quell'occasione i suoi sicari misero a ferro e fuoco la capitale dello stato, Culiacán ma, dopo poche ore, il presidente López Obrador, Amlo, diede ordine di liberarlo, scatenando un'ondata di polemiche. Stavolta non lo ha fatto. Il figlio del Chapo è infatti stato trasferito subito nel carcere dell'Altiplano, da cui suo padre era evaso nel 2015 in una rocambolesca fuga attraverso un tunnel. Amlo, che domani sera riceverà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Città del Messico, ha però già fatto sapere, tramite il suo ministro degli Esteri Marcelo Ebrard, che trascorrerà del tempo prima dell'estradizione negli Stati Uniti di Ovidio.

Non a caso, ieri, un giudice federale ha bloccato ogni tentativo di estradare in tempi rapidi il leader dell'organizzazione criminale «Los Chapitos», ovvero i quattro figli del Chapo, sovente in contrasto con quello che oggi è il vero leader del cartello di Sinaloa, l'imprendibile «Mayo» Zambada. Lo stesso giudice ha anche stabilito che Ovidio possa comunicarsi con l'esterno, aggiungendo che la sua custodia sarà sotto la responsabilità delle autorità carcerarie. La cattura di Ovidio, appena 3 giorni prima dall'arrivo nel paese del tequila di Biden domani per partecipare al Summit dei leader di Canada, Stati Uniti e Messico, a detta degli esperti in questioni internazionali sarebbe un «regalo» di Amlo al presidente statunitense. Non a caso, ieri, il quotidiano El Universal, titolava a tutta prima pagina «Welcome to Mexico, presidente Biden», con sotto una foto enorme del «Topo».

Di certo per ora c'è che Ovidio è stato catturato nel villaggio di Jesús María, nella zona rurale di Culiacán, alle 4 del mattino. Secondo fonti del giornalista Ioan Grillo la madre del «Topo» ha una casa proprio nel paesino. Ancora non è chiaro invece da dove sia arrivata l'informazione che Ovidio avrebbe dormito a casa della madre. Una fonte della Dea aveva detto a Grillo che avevano un informatore in alto nell'organizzazione «Los Chapitos», quindi potrebbe essere stata l'antidroga statunitense a fornire la dritta. Amlo ha però negato «qualsiasi informazione e coinvolgimento degli Usa». Di certo è una cattura eccellente che gli fa fare bella figura con Biden, dopo la figuraccia del 2019. Del resto i due hanno bisogno l'uno dell'altro. Il prossimo anno finiscono infatti entrambe le loro presidenze ed entrambi hanno bisogno del sostegno dell'altro. Soprattutto se López Obrador cercherà di perpetuarsi al potere, come è consuetudine nella sinistra latinoamericana.

Da parte sua, se Biden cercherà la rielezione, sarà prezioso il sostegno del voto ispanico che solo Amlo gli può assicurare. La cattura di Ovidio sembra dunque più una merce di scambio per il governo che un reale interesse a combattere il crimine.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica