Il gusto di massa per l'arte confonde capolavori e icone

Molto spesso popolare e universale non coincidono. Talvolta in ciò che è popolare è implicita una facilità o una volgarità che incontra un facile consenso

Il gusto di massa per l'arte confonde capolavori e icone

Le opere d'arte, rispetto ad altri beni, non riscuotono soltanto un'attenzione o un consenso popolari, come è proprio dei beni preziosi, dei gioielli, dei siti, ma attingono a una dimensione più sottile, non quantificabile: quella della universalità. Molto spesso popolare e universale non coincidono. Talvolta in ciò che è popolare è implicita una facilità o una volgarità che incontra un facile consenso.

È primamente toccato alla Gioconda, tra le opere d'arte, ma l'attrazione per il trash rende popolarissimo anche Biancaneve e i 7 nani o le riproduzioni dei monumenti in un pulviscolo di neve. E generalmente le riproduzioni di opere famose, spesso di artisti infelici come Van Gogh e Modigliani. Dunque come distinguere ciò che è un'opera d'arte e ciò che non lo è? Non la quantità di visitatori, più spesso tifosi, perché un'opera sublime può essere assolutamente ignorata e popolare. Ma quando venga intesa, intercetta ciò che è dentro ognuno di noi. Questo è il suo carattere universale. Universale è ciò che è in ognuno di noi e che si ritrova nei versi di Leopardi, nell'armonia di Raffaello, nella natura di Leonardo, e ci perviene attraverso la contemplazione. In taluni casi universalità e popolarità coincidono, ma non è necessario e neppure frequente. Ne abbiamo una prova proprio nelle liste stilate da Google che tengono insieme capolavori assoluti dell'umanità e simboli. In qualche caso quei simboli si trasfigurano fino a coincidere con valori artistici.

Può sembrare uno scandalo che, nelle recensioni di Google, la Cappella Sistina avesse lo stesso punteggio dell'Empire State Building. In realtà il criterio è lo stesso delle stelle per un ristorante o un albergo. Sono primati, per diverse ragioni, ma a me appaiono incomprensibili, trattandosi di episodi che non hanno la stessa divaricazione di popolarità e universalità. Infatti, a fianco della Cappella Sistina non mancano il Colosseo, Piazza San Marco a Venezia, gli scavi di Pompei, il Moma di New York, le regge di Caserta e di Versailles, e anche la Cattedrale di Notre Dame, la Basilica di San Pietro e il Duomo di Milano. I punteggi sono analoghi, e dall'altezza di quei valori eccepiscono soltanto la Statua della Libertà, la Torre di Londra, il monte Rushmore con le facce scolpite dei presidenti Usa e, appunto, l'Empire State Building. Mi pare ragionevole, la forza simbolica tocca la dimensione del mito ed entra nella sfera dell'arte. Lo ha dimostrato con le sue «icone», da Marylin Monroe alla Coca Cola, Andy Wharol. E da quella iniziale coscienza che discende la scandalosa lista di Google, ma è anche la nostra idea d'arte, che sempre più coincide con le celebrities, a essere mutata.

Altrimenti, come avremmo potuto guardare un orinatoio come un'opera d'arte. La nostra sensibilità è stata dissestata e si è assestata E il gusto delle masse, già con la Pop Art, ha condizionato l'idea stessa di arte. Google non é lo scandalo, ma la conferma.

press@vittoriosgarbi.it

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