Missili russi sulla testa del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, in visita a Kiev. Se ci fosse ancora bisogno della prova di un'escalation militare, verbale e simbolica nella guerra in Ucraina, la decisione russa di attaccare mentre l'uomo simbolo delle Nazioni Unite era ieri nella capitale ucraina, fuga ormai ogni dubbio. Da circa un mese le truppe russe si sono ritirate da Kiev e la città non finiva sotto le bombe di Mosca da quando il Cremlino ha deciso di ripiegare sul Donbass, dopo il fallimento dell'operazione-lampo sulla capitale, che puntava alla caduta del governo ucraino. Ieri invece cinque ordigni sono stati sganciati sulla capitale appena dopo la fine della conferenza stampa tra Guterres e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: un missile ha colpito un «obiettivo sensibile», probabilmente una fabbrica di munizioni, e un altro ha centrato l'ennesimo edificio residenziale, in una zona abitata nel quartiere centrale di Shevchenkivskyi. Ci sono almeno 3 feriti e i soccorritori cercano fra le macerie.
La decisione del Cremlino di lanciare un attacco sembra studiata a orologeria, nel giorno dell'arrivo del segretario generale dell'Onu, fresco reduce dall'incontro con Vladimir Putin a Mosca appena ventiquattrore prima, ma anche a tre ore dall'annuncio di Biden di un pacchetto da 33 miliardi di dollari per aiutare militarmente ed economicamente l'Ucraina. A inorridire per primo - avvisando l'Occidente del chiaro segnale minaccioso rivolto all'intera comunità internazionale - è stato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che ha parlato di «atto di barbarie efferato». Gli ha fatto eco il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov: «Questo è un attacco alla sicurezza del segretario generale e del mondo». «Una cartolina da Mosca», la chiama Mikhailo Podoliak, consigliere del presidente. E Zelensky chiude: «Un raid per umiliare l'Onu». Un attacco che «la dice lunga sul vero atteggiamento della Russia nei confronti delle istituzioni globali. Serve una risposta appropriata e potente».
Il raid è scattato dopo l'attesissimo incontro tra Guterres e Zelensky, proprio mentre l'Occidente ha dovuto prendere atto dell'incapacità delle Nazioni Unite di fermare la guerra a causa del diritto di veto della Russia nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Anche per questo Guterres, a cui il giorno prima Putin a Mosca ha spiegato che «senza Crimea e Donbass l'accordo con l'Ucraina è impossibile», ieri ha ammesso il flop: «Il Consiglio di sicurezza Onu non è riuscito a fare tutto ciò che era in suo potere per prevenire e porre fine a questa guerra. Ciò è fonte di grande delusione, frustrazione e rabbia», ha spiegato il segretario generale delle Nazioni Unite, che ha visitato alcuni dei luoghi simbolo dell'orrore russo in Ucraina, da Borodyanka a Irpin fino a Bucha, «epicentro del dolore»: «Qui avverti quanto sia importante un'indagine approfondita per stabilire le responsabilità», ha detto Guterres, ricordando che «la guerra è un'assurdità nel XXI secolo» e «finirà quando vorrà Putin». Poi l'intervento a favore di un'indagine sui massacri: «Sostengo pienamente la Corte penale internazionale e faccio appello alla Russia affinché accetti di cooperare». Infine l'impegno per preparare un tentativo di evacuazione da Mariupol e la liberazione di centinaia di civili asserragliati nell'acciaieria Azovstal, un punto sul quale «in linea di principio» Putin si è detto favorevole.
Ma il segnale arrivato dalla Russia è un chiaro messaggio all'Occidente e al mondo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.