Roma - «Nei prossimi giorni chiederò di essere ascoltato dai magistrati nei quali ripongo la mia totale fiducia». Il sindaco Nicola Alemanno è chiaramente rammaricato ma recita la frase prevista dalla prassi istituzionale. Ma tanti altri primi cittadini di tutti i colori politici e di tutta l'Italia, dopo la notizia che il collega di Norcia è indagato, sembrano decisamente meno fiduciosi nelle toghe. E usano toni forti: molti sono insorti al grido di «allora dimettiamoci tutti».
Perché tanta frustrazione? Accade che ad Ancarano, frazione di Norcia spianata dal terremoto, il sindaco Alemanno stia facendo realizzare una struttura polifunzionale che serva da punto di aggregazione per gli abitanti che sono stati alloggiati in aalloggi di fortuna. «La magistratura ha spiegato lo stesso Alemanno- mi contesta che la struttura sarebbe dovuta essere autorizzata con procedura ordinaria in quanto non avrebbe le caratteristiche delle strutture emergenziali».
Chiunque abbia frequentato il teatro di una delle catastrofi naturali che hanno colpito duramente il Centro Italia, sa bene che tra le emergenze c'è evitare lo spopolamento, soprattutto dei paesi più piccoli. Per farlo non basta ridare un tetto a chi l'ha perso. Bisogna anche rimuovere le macerie, fornire i servizi che non ci sono più e creare un ambiente minimamente accogliente per chi, coraggiosamente, decide di restare in un paese che non c'è più. E sono tutte emergenze, come è pacifico per qualunque decente amministratore locale. Ma evidentemente non per tutti i procuratori di questa Repubblica dei paradossi.
Ecco perché dopo l'annuncio di Alemanno, dagli enti locali si è levato un coro unanime e bipartisan. A partire dalla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, che pure milita su un fronte politico opposto a quello del primo cittadino indagato: «Sono davvero esterrefatta. Sono 16 mesi che i sindaci, i funzionari comunali e regionali, tanti dipendenti pubblici stanno gestendo quest'anno difficile di fase emergenziale. Ci sono state oltre 70.000 scosse sismiche in questi mesi, di cui ben sette superiore al quinto grado di magnitudo e ben 1000 tra quarto e quinto». Eppure l'opera della discordia parrebbe avere una genesi modello, senza nemmeno l'uso di denaro pubblico. Il centro infatti, è stato realizzato in collaborazione con la Pro Loco locale, il cui presidente risulta anche lui indagato, e grazie al finanziamento solidale di un'azienda del Nord Italia.
«La vicenda di Ancarano sembra una beffa - incalza la presidente Marini- sinceramente se l'avviso di garanzia è per l'autorizzazione ambientale nella gestione dell'emergenza sismica allora ci dimettiamo tutti da amministratori pubblici».
Parole simile a quelle di tanti altri amministratori, anche di zone non terremotate, come il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro. Catiuscia Polidori, deputata azzurra, avvisa: «C'è un rischio grande: il blocco di tutte le iniziative simili avviate nel cratere. Non si può premiare chi non fa». Qualcuno lo spieghi alla Procura di Spoleto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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