Gli hacker contro l'Asl. Rubati i file sul boss

Sottratti i dati di Matteo Messina Denaro: "Soldi o li divulghiamo". L'accusa: "Il sistema è un colabrodo"

Gli hacker contro l'Asl. Rubati i file sul boss
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Due milioni di euro per la cartella clinica di Matteo Messina Denaro. E non solo quella. È l'ultimatum degli hacker alla Regione Abruzzo per scongiurare la messa in rete degli oltre 500 giga di dati sensibili di pazienti e operatori sanitari sottratti la notte del 3 maggio dai server della Asl 1 Avezzano-Sulmona-L'Aquila, in parte già finiti sul web. Una minaccia? Non si direbbe visto che tra il 10 e l'11 maggio dieci dei 500 giga di informazioni, come gli esami specialistici di migliaia di utenti oppure i dati bancari dei dipendenti pubblici, sono già rimbalzati dal dark web, divisi in due cartelle di file, sulle pagine del sito del «Gruppo Monti». Un gioco da ragazzi quello di penetrare nel sistema Ced aquilano, considerato pieno di falle e quasi privo di una rete di sicurezza. Sono bastati pochi minuti per scaricare l'intero back up sanitario aquilano. Fra i documenti riservati anche quelli dell'ex primula rossa della Cupola siciliana, il superboss arrestato dopo una latitanza di trent'anni, Messina Denaro u Siccu, sottoposto a terapia oncologica all'Aquila dov'è detenuto al 41 bis. Due i messaggi lanciati dagli hacker, uno diretto al governatore Marco Marsilio e al direttore della Asl Ferdinando Romano, in cui si «consiglia» di trattare. «Nei prossimi giorni, vi mostreremo ulteriori falle nei sistemi delle altre Asl di tutta la regione», la minaccia. Il secondo viene lanciato direttamente alla cittadinanza: «Se non accettano le nostre condizioni i vostri dati saranno pubblicati». Nel 2020, in piena pandemia, è la Regione Lazio a subire uno dei più pesanti attacchi informatici degli ultimi anni. Per settimane milioni di dati sanitari restano in mano ai cyber-criminali, probabilmente russi, che riescono a sfruttare una carenza nella procedura di back degli stessi dati da parte delle società incaricate del data management. Nel frattempo per l'Abruzzo arrivano anche le prime interrogazioni, a cominciare da quella della senatrice del Movimento 5S, la senatrice Gabriella Di Girolamo con Elisa Pirro e Luigi Nave, in cui si chiede di far luce sull'attacco ransomware subìto dalla Asl 1. «Interessa capire - chiede la senatrice Di Girolamo - se sono stati posti in essere tutti gli accorgimenti necessari per evitare questo tipo di attacco». «Presidente se non se ne fosse accorto - continua il consigliere regionale 5S Giorgio Fedele - l'attacco hacker non è in corso, ma è stato già fatto e i dati sono in mano a dei criminali, i servizi sono fermi, il personale è messo in ginocchio. È necessario che prenda le redini della situazione. Questo è un disastro riconosciuti da tutti». Nonostante la task force messa in campo, il ritorno alla normalità sembra lontano: un mese o due.

Il piano B per uscire dal blocco sarebbe quello di realizzare una rete dati parallela, un sistema informatizzato ex novo, e riavviare l'intero programma di prenotazioni. La Procura dell'Aquila ha aperto un fascicolo con le indagini affidate alla polizia postale per risalire agli hacker ed evitare il pagamento del «riscatto».

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