Hamas, trovato il mega tunnel. E a Gaza è assalto ai tir di aiuti

Bibi sotto accusa per la morte dei tre ostaggi israeliani. La galleria costruita dal fratello di Sinwar vicino al valico di Erez

Hamas, trovato il mega tunnel. E a Gaza è assalto ai tir di aiuti
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Combattere dentro Gaza non è come affrontare un nemico normale, non è una guerra conosciuta, descritta nei libri di strategia. Non ci sono regole di combattimento, né divise, solo un nemico perverso. Israele, che discute amaramente il disastro dei tre ostaggi uccisi per sbaglio venerdì dall'esercito, ieri ha dovuto sobbalzare di nuovo alla scoperta di un tunnel gigantesco, una costruzione strategica in cui Hamas ha messo tutto il cemento che secondo gli accordi, riceveva per costruire case e scuole: è 50 metri sotto terra, fuori coperto da hangar e serre, è lunga decine di chilometri ma Israele ne ha scoperti 4 fino all'uscita del passaggio di Erez. In un filmato, il fratello di Sinwar, Mohammed, numero due dell'esercito terrorista, guida un veicolo al suo interno. Da Erez i cittadini di Gaza andavano a lavorare e all'ospedale, la galleria punta sul cuore di Israele. Nel tunnel possono entrare veicoli e armi, è progettata per la prossima invasione, ma conservata per il prossimo eccidio. Le uscite interne sono in centro; è fornita di elettricità, acqua, gas.

Il disastro dei rapiti uccisi sofferto venerdì scorso a Sejaya, è al centro della discussione: si dibatte il codice di guerra dei soldati, cercando di non infierire dato il sacrificio continuo. La situazione sul campo è dura, siamo già a 122 soldati uccisi, oggi ne sono morti tre: Joseph Avner Doran, 26 anni, Shalev Zaltsman, 24, e Boris Dunavesky, 21. Tutta Israele li piange, e così ogni giorno. Ma la critica ha portato ieri il capo di Stato maggiore Herzi Halevi a entrare a Gaza per parlare sul campo: combattete, siate coraggiosi e forti, siete eroi, ha detto, ma i ragazzi fuggiti da Hamas erano senza camicia, sventolavano una bandiera bianca, hanno gridato in ebraico «azilu» (aiuto): «Da adesso almeno, imparate, quando si vedono le mani in alto, se c'è una bandiera bianca non si spara mai. E soprattutto, soldati, non smettete mai di pensare, usate il cervello anche durante la battaglia». Al funerale di Alon Shamris, del kibbutz Kfar Aza, il fratello Yonathan ha lanciato un'epica requisitoria in cui ha accusato il governo, ha promesso la vendetta politica. Le accuse sono puntate specie su Netanyahu: lo si accusa di scansarsi dalla responsabilità che invece il Capo di Stato Maggiore e il Ministro della Difesa si sono presi. I parenti dei rapiti chiedono un accordo che liberi tutti i rapiti a qualsiasi prezzo. Ma anche altri genitori chiedono di onorare il sacrificio della vita dei loro figli soldati andando fino in fondo nella guerra contro Hamas, una guerra, ripetono, di sopravvivenza per Israele stesso: ieri Netanyahu ha letto pubblicamente una loro lettera, e si è impegnato a raggiungere la vittoria. Anche Jake Sullivan ha ricevuto una lettera simile: lascia che Israele combatta quanto e come è necessario. Se Sinwar immagina che a gennaio la guerra si fermi o rallenti, come chiedono gli Usa, temporeggerà anche sui rapiti, che continuano a morire nelle sue mani.

Intanto è difficile per Israele anche soddisfare Biden con gli aiuti umanitari, la gente assale i camion di aiuti sfidando persino Hamas.

È difficile combattere, spiegano i soldati, quando si è su un terreno sconquassato, dove ogni cittadino che ti si avvicina può essere una trappola umana zeppa di esplosivo; quando per esempio a Jabalia si scopre, che nella camera dei bambini da sotto la culla si diparte un tunnel; che in un ospedale si sono trovate armi dentro le incubatrici; che trappole per attirare i soldati sono state fatte con neonati di gomma che piangono con parole in ebraico; che il terrorismo suicida è frequente. Tuttavia, dopo la visita del Capo di Stato maggiore i soldati sanno meglio che i rapiti possono spuntare fuori da edifici che forniscono loro rifugio. Una roulette russa.

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