Non saranno cinquecentomila euro. Come da indiscrezioni smentite dalla Rai. Saranno duecentomila, all'anno. Che non sono comunque pochi. Sono i soldi che Marco Damilano prenderà per realizzare e condurre la tanto contestata striscia quotidiana di approfondimento su Raitre. Dieci minuti alla sera, alle 20,35, in una fascia oraria ambitissima, per rileggere le notizie del giorno, guidati da un giornalista dichiaratamente di sinistra, noto al pubblico per le sue partecipazioni a programmi de La7, come «Propaganda Live».
Dopo le molte polemiche sul suo ingaggio - un giornalista esterno «assoldato» nella tv di Stato a fronte di quasi duemila interni - da viale Mazzini filtrano in maniera ufficiosa le cifre del contratto previsto per l'ex direttore dell'Espresso. Nello specifico mille euro lordi a puntata per circa 200 puntate nell'arco di dieci mesi. Per un totale, dunque, di duecentomila euro all'anno. Un compenso - che comprende anche la partecipazione ad altri programmi - inferiore ai 240mila euro, tetto massimo secondo la legge per gli stipendi dei dirigenti Rai. Tetto che, comunque, teoricamente non sarebbe stato necessario rispettare perché non viene applicato ai giornalisti, ai consulenti e agli artisti. Ma che, invece, un po' furbescamente, è stato applicato a Damilano per contenere le polemiche.
Ma, almeno per ora, queste non sono destinate a placarsi. Ad infuriarsi sono stati i sindacati interni, la redazione del Tg2 e molti esponenti politici. E la questione sarà presto discussa in Commissione Vigilanza Rai su richiesta della senatrice Daniela Santanché e sarà anche oggetto di un'informativa dell'ad Carlo Fuortes in Cda. La senatrice ha sottolineato che «quanto accaduto rafforza in noi il convincimento che la sinistra considera la Rai una sua proprietà e che in particolare Raitre sia l'ufficio di collocamento degli amici giornalisti, specie se disoccupati e reduci da fallimenti editoriali».
Duro anche l'Usigrai, il sindacato interno, che ha fatto notare che «in un momento in cui l'ad chiede sacrifici agli interni, ci sembra paradossale che all'improvviso ci siano i soldi per pagare un giornalista esterno, quindi con un aggravio di costi per l'azienda».
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