Virginia la «mina vagante», la «scheggia impazzita». Quel che è certo è che la Raggi non darà indicazioni di voto, neppure mascherate da endorsement più o meno espliciti, né per Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra, né per Enrico Michetti, aspirante sindaco di Roma in quota centrodestra. Lei intanto si gode la ritrovata centralità politica all'interno del M5s. Per il resto, nessuno sa dove andranno i suoi 210mila e passa voti conquistati domenica e lunedì tra gli elettori romani. È la grande incognita del ballottaggio nella Capitale. E le sue eventuali mosse sottotraccia preoccupano i grillini. Soprattutto quelli di rito contiano. Eccolo, il timore. «Il problema è che Conte non riuscirà mai a indirizzare verso il Pd tutti i consensi della Raggi, certo è che una sconfitta di Gualtieri sarebbe un ostacolo per l'alleanza con il centrosinistra», è uno dei ragionamenti nel Movimento. Emerge un quadro in cui la sindaca uscente ha il coltello dalla parte del manico.
La partita, come confermano diverse fonti pentastellate, è tutta interna. Così come potrebbe essere usato come una clava nelle dinamiche del partito un dirottamento sottotraccia di consensi verso Michetti. «Se vuole fare un danno a Conte potrebbe andare a destra», dicono dal M5s. Per poi precisare: «Comunque a Virginia dei ballottaggi non frega nulla, ora qualsiasi cosa che fa la fa nell'ottica della sua idea di scalare il Movimento». Compreso un ipotetico atteggiamento neutrale o perfino benevolo nei confronti del centrodestra a Roma. «Mi aspetto di tutto», dice un grillino. Raggi per il momento non concede interviste, prepara una conferenza stampa e si dedica alla chiusura degli ultimi atti amministrativi prima di lasciare il Campidoglio. Striscia la notizia la intercetta per consegnarle il tapiro d'oro e lei parla da leader. «Non vado in vacanza e continuerò a lavorare per Roma, c'è ancora tanto da fare. Non lascio la politica. Stiamo già costruendo il futuro», spiega al tg satirico di Canale 5. Attacca il governatore del Lazio, ex segretario del Pd. «Ora mi deve promettere che consegnerà il cinghiale d'oro a Nicola Zingaretti». Ma il futuro è nazionale. Bisogna aspettare solo la buccia di banana su cui scivolerà Conte. Anche Beppe Grillo attende sulla riva del fiume. Se Raggi viene descritta come molto arrabbiata per essere stata lasciata sola dall'ex premier nella serata della sconfitta, Grillo è deluso da ciò che stanno diventando i Cinque stelle. Ed è nota la sua passione politica per l'ormai ex sindaca. «L'unica che può far rientrare Di Battista ed evitare che il M5s si trasformi nell'Idv», dice un parlamentare che non ama il giurista di Volturara Appula. Giovane, donna, incarnazione dell'ortodossia. L'identikit perfetto per il rilancio.
Conte è in un cul-de-sac. Dalla Sicilia in collegamento con Tagadà, su La7, parla di «dialogo con il Pd e le altre forze progressiste come Liberi e uguali», però boccia l'Ulivo con Carlo Calenda e Matteo Renzi. «Non ce lo vedo il M5s a fare il ramo di un Ulivo».
E sulla Capitale: «Gualtieri è una persona di valore, noi siamo incompatibili con la destra. Roma è una situazione singolare, non possiamo fare finta che non lo sia». La Raggi lo sa e prenota un caffè con Michetti, non si sa mai.
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