Re Giorgio VI morì nella notte tra il 5 e il 6 febbraio del Cinquantadue. Elisabetta si trovava in Kenya insieme con il consorte Filippo, per una visita ufficiale, in vece del padre infermo. Erano alloggiati al Treetops hotel, Elisabetta si trovava nel parco dell'albergo, venne informata del tragico evento mentre era salita tra i rami di un albero a raccogliere un frutto. Jim Corbett, un cacciatore e capo delle guardie del corpo della coppia, scrisse alcuni anni dopo, in un libro di memorie: «Ci fu un giorno in cui una ragazza inglese salì su un albero come principessa e ridiscese come regina».
Da quella mattina sono passati sessantacinque anni, un tempo senza tempo, lungo e, assieme, precoce, una fetta di vita reale e regale, storia di una donna unica, avatar di se stessa, sovrana di un regno unito, nel nome non certo dei Windsor ma della stessa Elisabetta, il lucchetto che ha tenuto chiusa una catena che, altrimenti, sarebbe finita in mille pezzi.
L'immagine ufficiale, consegnata alla stampa, è una fotografia che risale al 2014, scattata da David Bailey, pittore, scultore e fotografo, l'artista ottantenne che ispirò Michelangelo Antonioni in Blowup, per la parte di Thomas, assegnata a David Hemmings. Bailey è stato anche il fotografo di lady Diana e dei Beatles ma anche dei gemelli Kray, i capi della banda criminale nella Londra degli anni '50-'60.
Nel ritratto, Elisabetta ha capelli ricciuti, color d'argento, il trucco non è pesante, il rossetto è, forse, di un rosso deciso a tingere le labbra, le palpebre hanno una leggera sfumatura chiara per esaltare la luce degli occhi, le rughe non sono state ritoccate. La regina indossa un abito di seta e raso celeste, di uguale colore sono i suoi gioielli, zaffiri e brillanti in collana e orecchini, preziosi di fattura antica, risalenti al 1850, sono il dono che lei ricevette dal padre, Giorgio VI, il giorno delle nozze con Filippo, nel '47.
La regina ha voluto, come tradizione, trascorrere l'anniversario nella residenza di campagna di Sandringham, nella contea di Norfolk, duecento chilometri a nord di Londra. Sandringham House è il luogo dove Giorgio VI morì ed è la casa dove Elisabetta ha, da sempre, voluto e deciso di trascorrere i giorni del ricordo.
Da quel tempo la regina ha visto passare tredici primi ministri britannici e sette pontefici. E ancora, matrimoni, divorzi, funerali, guerre lontane e terrorismo nei territori più vicini, tragedie annunciate, la trasformazione del suo regno e del mondo, l'avanzata delle tecnologie, le incredibili scoperte della medicina, il film di un'epoca, dal bianco e nero al colore, una fetta di tempo che sembrava poter essere meno aspro di quello terribile e orribilis del conflitto mondiale, le bombe su Londra e la guerra vissuta, non a corte ma alla guida dei camion, per aiutare i soccorsi.
La fibra di Elisabetta sembrava fragile, si è rinvigorita allora, la sua partecipazione alla vita pubblica è stata sempre soffice, leggera ma presente, dovunque, amata e mai insultata e odiata, anche dai più fedeli repubblicani.
Una leggenda vivente, non soltanto sull'isola britannica e le colonie, quasi una regina delle favole antiche, mai aristocratica ma nobile.
All'ora del the (17.30) del nove settembre del duemila e quindici, Elisabetta è diventata la sovrana più longeva della storia britannica, superando il regno della bisnonna Vittoria; la Bbc segnò la data con un annuncio: 23.226 giorni, 16 ore e 30 minuti, una specie di primato reso ancora più unico dopo la scomparsa di Bhumibol Adulyadej, re di Thailandia, il 13 ottobre scorso, per settant'anni e centoventisei giorni, capo del regno.
L'Inghilterra, uscita dall'Europa, non è ancora un'isola lontana, resta legata ai continenti grazie ad Elisabetta.
Ogni giorno la storia è uguale ma in attesa di una sorpresa diversa, i fedeli corgis, il marito Filippo un passo appena alle sue spalle, Carlo e Camilla, il resto della famiglia, l'eterna nuvola grigia di Diana, l'immagine solare di William e Kate, altri nipoti, altre favole mentre il Big Ben segna le sue ore. Il giubileo di zaffiro appartiene già al passato, tra fiori e memorabilia.I bookmaker londinesi giocano già su quello di platino, nel duemila e ventidue. Elisabetta avrà allora novantasei anni. Dio continua a salvarla.
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