Le multe stradali in Italia sono un tesoretto stimato in 3 miliardi di euro all'anno. E queste si dividono tra quelle comminate dallo Stato e quelle staccate da enti locali come regioni, province e comuni. In particolare, per quest'ultimi il Codice della Strada, all'articolo 208, prevede che almeno il 50% dei proventi totali dalle sanzioni siano investiti in manutenzione di segnaletica e strade, potenziamento delle attività di controllo e accertamento e, più in generale, in sicurezza stradale. Lo stesso articolo prescrive che la restante parte, «in tutto o in parte» dovrebbe essere comunque investita nelle attività appena elencate.
Grazie a una legge per cui si è battuto l'esponente di Forza Italia, Simone Baldelli, ogni anno i comuni sono obbligati a rendicontare al ministero dell'Interno quanto incassano dalle multe, quante provengono dagli autovelox, e come impiegano le risorse.
Ebbene, stando ai dati del 2021, in Italia la capitale delle multe è la Milano del sindaco Giuseppe Sala con incassi per 102,6 milioni di euro. Tuttavia la giunta, che auspica una città piena di biciclette, si limita al compitino quando si tratta di reinvestire i proventi in manutenzione e sicurezza stradale: dal rendiconto del ministero, infatti, si evince che vengono impiegati 57,8 milioni, una cifra importante per valore assoluto ma solo il 56,3% della torta totale. La città di Bari, anch'essa governata dal centrosinistra, si limita al 50% dei suoi proventi per 8,8 milioni. Una situazione molto simile a quella di Napoli, che destina alla sicurezza stradale il 50,1% dei suoi 9,5 milioni di multe (di cui solo 27mila arrivano dagli autovelox). E non fanno molto di più Bologna e Torino che destinano poco più del 56% degli incassi a interventi di sicurezza stradale e i rimanenti, rispettivamente, 18 e 16 milioni ad altri utilizzi.
Tra le grandi città, al top c'è Firenze che destina la totalità dei 21,2 milioni di multe a interventi inerenti alla sicurezza stradale. Va bene anche Roma, con il suo 73,3%, a fronte di sanzioni per oltre 94,1 milioni. Ma, almeno in questo caso, la Capitale potrebbe avere ancora molto terreno da recuperare viste le notizie e segnalazioni di buche e manto stradale bisognoso di manutenzione da parte di media e cittadini romani.
La possibilità di poter vedere, nel dettaglio, dove finiscono i soldi delle multe è una conquista per i cittadini a livello di trasparenza. Purtroppo, però, non tutti partecipano come dovrebbero: circa un comune su tre (2.747 su 7.900) non ha consegnato la relazione entro i termini previsti. E per questo è sanzionabile con una decurtazione fino al 90% degli incassi e con una segnalazione alla Corte dei conti.
Ci sono diversi esempi virtuosi tra le città a guida centrodestra, tra cui spicca il caso di Genova, che investe l'83,4% a fronte di 34,5 milioni di multe. E ci sono anche altri comuni capoluogo che destinano una quota intorno o superiore ai due terzi dei loro incassi da multe alle opere elencate dall'articolo 208 del Codice della Strada: stiamo parlando di Aosta (90,1%), Potenza (88,5%), Ancona (70,5%), Cagliari (68,9%), Catanzaro (67,8%) e Venezia (66,1%), tutte tranne il capoluogo delle Marche e della Valle d'Aosta governate da giunte di centrodestra nel 2021.
A parte l'Aquila, di cui non si può dire nulla perché
non ha consegnato i dati al ministero, gli altri 20 capoluoghi investono tutti almeno la metà dei proventi complessivi: tra i non citati Palermo (63,3%), Perugia (53%), Trento (54,4%), Campobasso (50,8%) e Trieste (50%).
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