I democratici sventolano l'agenda Draghi ma riempiono le liste di estremisti No Tap

Il Pd di Lecce propone di candidare Stefano, Minerva e Capone, in prima linea contro l'impianto di San Foca (che non ha provocato danni all'ambiente)

I democratici sventolano l'agenda Draghi ma riempiono le liste di estremisti No Tap

Mentre sventola l'agenda Draghi, il Pd vuole mandare in Parlamento proprio quelli che hanno contribuito alla dipendenza energetica da Putin e che nei prossimi mesi ci costringeranno a pagare bollette sempre più care.

Dopo l'alleanza con Fratoianni e Bonelli, ieri come oggi contrari a Tap, trivelle e rigassificatori (e all'opposizione del governo Draghi), il Pd candida esponenti da sempre paladini di quelle istanze. L'assemblea provinciale del Pd di Lecce ha deciso di proporre come candidati da inserire nelle liste parlamentari tre esponenti storicamente no Tap. Sono il senatore Dario Stefàno (nel tondo), il presidente del Consiglio regionale Loredana Capone e il sindaco di Gallipoli e presidente della provincia di Lecce Stefano Minerva.

Non basta dunque allontanare i grillini dall'alleanza con la scusa del termovalorizzatore di Roma (anche il sindaco di Bari, del Pd, Antonio Decaro ha fatto ricorso contro un termovalorizzatore a Bari) se quelle istanze sono insite nella linea politica propria del Partito democratico.

È il caso del Salento. Il Pd locale, come quello regionale che in quegli anni era guidato dal segretario Michele Emiliano (prima che Csm e Corte costituzionale gli vietassero da magistrato in aspettativa di partecipare attivamente ad un partito), è sempre stato contrario al gasdotto a San Foca. Quando ancora i 5 stelle erano irrilevanti, i Comuni e la Regione governati dal Pd combattevano il gasdotto con ricorsi, manifestazioni e occupazioni. Stefano Minerva, che il Pd vuole candidare alla Camera, dormiva in auto la notte per occupare il cantiere Tap e impedire i lavori del gasdotto.

Loredana Capone, all'epoca assessore regionale, ha sempre ribadito che la Regione non ha mai dato parere favorevole. Oggi diranno che lo volevano da un'altra parte, ma il governo valutò 14 approdi prima di scegliere l'unico idoneo per la salvaguardia ambientale.

Dario Stefàno è forse il più noto dei tre candidati No Tap, essendo senatore in carica. Oggi scalpita nella cosiddetta base riformista del Pd, ma durante il lungo iter autorizzativo, Stefàno era prima assessore regionale poi senatore di Sinistra ecologia e libertà. Su twitter è ancora fissato un suo messaggio del 29 aprile 2015 rivolto a Michele Emiliano: «Hai pronto l'elmetto? Andiamo in trincea per difendere il nostro territorio da scelta del governo (Renzi, ndr) su tap. Non permettiamo scempio».

Nel 2021 il Tap ha portato in Europa 8 miliardi di metri cubi di gas di cui 6,8 in Italia, ma gli enti locali non ricevono ancora nessuna compensazione perché si sono rifiutati di «vendersi» sedendosi al tavolo con Tap. Quando il consorzio propose le royalty per il territorio Dario Stefano rispose: «La proposta di voler mettere a disposizione risorse per investimenti su agricoltura, turismo e pesca, avanzata dall'amministratore delegato di Tap Italia ha proprio il sapore della presa in giro.

Sono le stesse ragioni che motivano il nostro no alla scelta del sito, che è stato anche quest'anno premiato con la bandiera blu, forse per l'ultima volta».

Il gasdotto Tap è approdato a San Foca da due anni, pienamente operativo e pronto per il raddoppio. Da due anni, San Foca, la spiaggia di Melendugno, è ancora bandiera blu.

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