Bare, tante bare, 67 bare allineate sul parquet del palazzo dello sport, bare marroni con la corona di fiori e bare bianche con i pupazzi di peluche. Ecco le bare di Crotone, ed ecco che ancora una volta lo Stato, plasticamente, simbolicamente, è la faccia grigia e gonfia di lacrime di Sergio Mattarella, che in piedi, le spalle strette nel cappotto scuro, guarda in silenzio quella distesa di bare. Non parla, non c'è bisogno di parole, e del resto che dovrebbe dire davanti alla marea di bare, che potrebbe fare se non il gesto della presenza, l'immagine forte di un presidente che vuole dare il senso dell'unità del Paese, come se per un giorno il Quirinale si fosse spostato sulle rive dello Ionio, per riconnettere emotivamente le istituzioni e la tragedia.
Mattarella atterra in Calabria alle 11. Prima tappa all'ospedale San Giovanni di Dio, dove incontra i sedici migranti ricoverati. Sei sono bambini, uno adesso è solo al mondo, ha perso tutto. Il capo dello Stato si commuove. Stringe le mani, chiede notizie, porta dei regali ai piccoli: orsetti, macchinette telecomandate, una pianola, un robot. Medici, infermieri e pazienti applaudono, lui ringrazia il personale sanitario «per l'impegno e la professionalità». Quando esce, anche la gente che lo aspetta per strada gli batte le mani. «Vogliamo giustizia e verità». «Presidente, non ci abbandoni». Poi vede i parenti e assicura «Il pieno sostegno» dell'Italia ai profughi. Il Colle «si occuperà» della situazione: gli afghani ad esempio, sono nella condizione di richiedenti asilo e quindi la loro posizione è prioritaria. Ma tutti gli altri verranno comunque aiutati.
Una «visita privata», senza dichiarazioni o conferenze stampa. Un viaggio nel luogo del dolore collettivo, al di là della politica e a grande distanza dalle polemiche sulla gestione dei migranti, sul ministro Piantedosi e sull'adeguatezza dei soccorsi: questi aspetti toccano al governo e al Parlamento. Mattarella è convinto che i flussi vadano «governati a livello europeo». Questo però non è il momento di polemizzare con Bruxelles ma di rimboccarsi le maniche e, a nome della Repubblica, di fare subito qualcosa di concreto. Significativo. Iconico, anche.
Cosi vola a Crotone «di sua iniziativa», con il seguito ridotto al minimo. Quando incontra i parenti delle vittime, molti arrivano dalla Germania e dal nord Europa, e adesso chiedono aiuto perché non sanno dove dormire. Il capo dello Stato ascolta e prende nota. «Facciamo qualcosa per loro», dice. E infatti dopo qualche ora la Regione Calabria si muove. «I familiari devono essere sostenuti con ogni mezzo in questo momento di sofferenza - dice il governatore Roberto Occhiuto - Ci occuperemo della sistemazione in un albergo di Crotone di quaranta parenti. Un piccolo gesto, ma siamo vicini, pure con la nostra protezione civile, che metterà a disposizione una struttura interamente dedicata a loro. Grazie Mattarella, è importante sentire la presenza dello Stato».
Poi c'è la questione della spedizione delle salme, dei sussidi economici per proseguire le ricerche degli altri corpi dispersi in mare, dei trasferimenti dei superstiti. Sembrano particolari minimi di fronte alla violenza e all'entità del naufragio, però è proprio di queste cose che i sopravvissuti e i familiari vogliono parlare con il presidente.
«Chiedono attraverso il capo dello Stato aiuto all'Italia - racconta Maria Eliana Tunno, la psicologa di Medici senza frontiere che fa da tramite - sperano che tragedie simili non accadano più e ringraziano Mattarella per essere venuto fin qui».
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