Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, 69 anni, senatore della Repubblica. Una lunga carriera politica, sottosegretario nel quarto governo Berlusconi, presidente della Regione Siciliana dal 2017 al 2022.
Signor ministro, si sono appena conclusi i funerali delle vittime del crollo di Scampia. Lo Stato cosa sta facendo?
«Vengo da un incontro col prefetto, col sindaco e con la Regione. C'è la volontà di trovare una soluzione temporanea per le persone che sono state costrette a lasciare gli appartamenti».
E dopo la soluzione temporanea?
«Bisogna ricostruire l'immobile. E questo è compito del Comune».
Quando ci saranno i nuovi immobili?
«Il sindaco dice che devono essere pronti per il 2026 perché finanziati anche con il Pnrr».
Come è stata possibile la sciagura?
«Era una sciagura annunciata. Già nel 2015 c'era una ordinanza di sgombero».
E che è successo?
«Che non è stata verificata l'attuazione dell'ordinanza».
Chi doveva farlo?
«Chi l'ha firmata».
Sono molte le situazioni di pericolo, in Italia?
«Sono molte. La responsabilità del controllo è dei Comuni. Questa non è stata la prima sciagura, temo che non sia l'ultima».
Scendiamo in Sicilia. E parliamo di siccità. Il presidente Schifani sostiene che le risorse a disposizione per la lotta alla siccità siano state utilizzate al 60 per cento e non al 30 per cento come ha dichiarato lei.
«Non ho mai parlato di risorse anti-siccità ma di programmazione anti-siccità. Alle Regioni abbiamo dato l'anno scorso 800 milioni del Pnrr, una parte dei quali destinati alla Sicilia, che oggi risultano impegnati solo al 30 per cento a livello nazionale».
Ma per l'emergenza siccità in Sicilia il governo cosa ha fatto?
«Ha destinato i primi 20 milioni di euro, su mia proposta».
I giornali dicono che i turisti stanno scappando dalla Sicilia. Schifani dice che non è vero.
«Sono rientrato oggi dalla Sicilia. Le assicuro che è un allarme infondato. Ci sono difficoltà ma non incidono sul turismo».
Il ministero come si sta muovendo?
«Per quel che riguarda le risorse per la messa in sicurezza del territorio (gli 800 milioni dei quali le stavo parlando) la Sicilia ha avuto 63 milioni e 700 mila euro. Per finanziare 20 interventi».
Che sono quelli più urgenti?
«Ritengo di sì. Gli interventi per la messa in sicurezza del territorio. Non solo per la siccità. Oggi la percentuale dell'avanzamento degli impegni nell'Isola è del 7 per cento. Questo è un dato ufficiale».
E il 60 per cento di cui parla Schifani?
«Credo si riferisca ai 20 milioni stanziati dal governo per l'urgenza».
Ministro, però problemi ci sono anche in Calabria?
«Non sono problemi seri come in Sicilia ma ci sono. La siccità quest'anno morde il Sud. L'anno scorso mordeva il Nord».
Il futuro?
«Con il tema siccità avremo a che fare almeno per anni, servono le infrastrutture».
È colpa del cambiamento climatico?
«Non cerchiamo alibi. Il cambiamento climatico è solo una delle cause. Il resto è mancata programmazione».
Schifani dice: immobilismo precedente.
«Ha detto benissimo. Dagli anni Sessanta almeno. Ha dimenticato di dire che nel 2018 mancava l'autorità del distretto idrografico in Sicilia. Prevista da una legge di 30 anni fa. Il mio governo l'ha istituita in un mese. L'anno dopo è stata avviata la strategia per la lotta alla desertificazione. Nel 2020 varato il piano per la lotta alla siccità. Senza questi strumenti di pianificazione era impossibile affrontare la siccità. Abbiamo finanziato i laghetti nelle aziende agricole con il denaro pubblico. Stanziati 40 milioni per la rete urbana di Agrigento. Quando Schifani parla di immobilismo ha ragione, ma dimentica di dire che prima del suo arrivo c'era stato un governo di centrodestra che aveva fatto quello che non era stato fatto per 30 anni».
Il suo governo?
«Sì».
Possiamo dire che non bisogna più parlare di emergenza ma di normalità?
«È una emergenza strutturata. La lotta alla siccità non si fa quando scatta l'allarme: si fa quando l'acqua ancora c'è e va conservata».
La stampa internazionale ha messo sotto tiro l'Italia?
«Più si accaniscono contro di noi, più cresce l'attenzione dei turisti verso la nostra isola. Il risultato di questa strategia contro l'Italia e il Sud è quella di portare molti turisti: bene. Continuiamo su questa linea».
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