Dopo i furbetti del Superbonus 110% tocca a quelli del Reddito di cittadinanza. L'impatto devastante delle due misure grilline sui conti pubblici è purtroppo superiore alle truffe accertate dalla Guardia di Finanza e dagli inquirenti, ma da ieri sappiamo quanto vale finora la montagna di denaro ingiustamente percepita da almeno 62mila finti poveri: si tratta di 665 milioni gli euro sottratti allo Stato da chi si è arricchito a causa delle falle lasciate dalla norma voluta dai Cinque stelle, che pure qualche beneficio ha fornito a chi era effettivamente in situazione di bisogno, soprattutto durante la pandemia.
La misura è stata abolita l'anno scorso da questa maggioranza, al suo posto è stato introdotto il Reddito d'inclusione con parametri molto più stringenti, eppure i guasti continuano a farsi sentire. Dal 2019 - anno dell'introduzione - i furbetti del Reddito grillino sono aumentati esponenzialmente di mese in mese. Secondo le indagini della Guardia di Finanza questi numeri sono molto inferiori rispetto al fenomeno dei sussidi ingiustamente percepiti. La torta erogata dallo Stato vale finora 34,5 miliardi: parliamo di oltre 1,1 milioni di famiglie, a cui ogni mese andavano in media 540 euro.
Secondo l'analisi dei dati relativi alle indagini su tutto il territorio nazionale, ottenuta incrociando i controlli eseguiti dal Nucleo speciale spesa pubblica è stato possibile individuare i cosiddetti «indici di rischio», cioè degli alert che avrebbero messo in evidenza le incongruenze tra i soggetti che avevano incassato l'assegno riservato a chi era senza lavoro con i dati fiscali e bancari relativi ai contribuenti oggetto dell'alert. Da qui poi l'osservazione veniva assegnata ai reparti territoriali, che hanno approfondito le segnalazioni.
Sugli oltre 75mila interventi su persone che avrebbero percepito l'assegno indebitamente, in oltre 60mila casi (pari a quasi l'80% del campione) sono venute fuori le truffe a carico di 62.215 persone che insieme avrebbero commesso una maxi frode da 665 milioni di euro. Nelle truffe, grazie alle indagini degli inquirenti, sono venute fuori anche diverse complicità, su tutti quelle della criminalità organizzata. Molti beneficiari erano infatti boss e delinquenti di spessore, che hanno goduto della fattiva collaborazione di consulenti in malafede, Caf o patronati che hanno istruito pratiche falsificando i dati di chi faceva domanda pur di ottenere indebitamente il Reddito, in cambio di centinaia di euro a pratica. Stesso discorso per chi, pur non risiedendo in Italia, ha ottenuto l'assegno. Per effetto di una recente sentenza della Corte di giustizia europea, peraltro, il diritto a ricevere il bonus era stato esteso a tutti coloro che hanno chiesto la residenza in Italia, bocciando il requisito dei dieci anni di permanenza nel territorio italiano come previsto originariamente dalla misura.
Un verdetto che ha anche «scudato» chi aveva falsamente attestato una residenza ultradecennale nel nostro Paese pur di incassare il reddito, stabilendo che è impossibile perseguirli penalmente per questa dichiarazione mendace.
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