Putin non vuole solo il Donbass, da giorni in attesa dell'attacco definitivo, ma il controllo totale dell'Ucraina meridionale. Per la prima volta dall'inizio del conflitto, Mosca gioca a carte scoperte e dichiara in via ufficiale i suoi obiettivi. È il generale Rustam Minnekayev, vice comandante del Distretto Militare della Russia centrale, a spiegare qual è lo scopo della seconda fase dell'«operazione speciale» dell'esercito russo: creare un corridoio terrestre che colleghi il Donbass alla Crimea, una penisola sul Mar Nero annessa dalla Russia nel 2014 con un'invasione militare.
Il controllo sull'Ucraina meridionale consentirà l'accesso alla Transnistria, il territorio separatista filorusso della Moldavia, «dove pure sono stati osservati casi di oppressione della popolazione di lingua russa», ha spiegato il generale. Affermazioni che hanno convinto la Moldavia a convocare l'ambasciatore russo a Chisinau. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha voluto commentare gli ultimi sviluppi della strategia militare di Mosca, ma Minnekayev ha detto chiaramente che il controllo del Donbass «consentirà di avere influenza sulle strutture militari ucraine e sui porti del Mar Nero, che servono per le consegne di prodotti agricoli e metallurgici ad altri Paesi». Per la Russia il Mar Nero è senza dubbio strategico, perché un passaggio obbligato verso il Mediterraneo. Determinante, dunque, per Mosca, portare a termine con successo questa fase del conflitto. È anche per non fallire nel Donbass che Putin ha deciso di fermare l'assalto ai bunker dell'acciaieria Azovstal, in modo da recuperare il più possibile uomini e mezzi che erano impiegati a Mariupol. Servono rinforzi per vincere la resistenza degli ucraini che, con le nuove armi a disposizione - in particolare i Javelin anticarro americani e i droni «kamikaze» - stanno infliggendo anche qui grosse perdite all'esercito di Mosca. La tenaglia che doveva circondare le forze ucraine è praticamente ferma e quelle russe sono obbligate a combattimenti frontali in cui dimostrano tutte le carenze sia d'addestramento che logistiche. Una situazione di stallo, quella nell'est dell'Ucraina, evidenziata anche dagli analisti del Pentagono: «Le forze della Russia non hanno fatto nessun progresso significativo nel Donbass». Il portavoce della Difesa americana, John Kirby, ha spiegato alla Cnn che i russi «hanno compiuto diversi attacchi nel nord della regione, sotto la città di Izium, ma senza guadagnare terreno».
Ma dopo il fallimento della prima fase della guerra, culminata con la ritirata dei soldati dalla regione di Kiev, il Cremlino ha fretta di ottenere qualche successo in vista del 9 maggio, quando si celebra la Giornata della Vittoria. Per questo sta aumentando e intensificando le operazioni nel Donbass e nel sud del Paese. Ieri, come riportato da Olena Symonenko, dello staff del presidente Volodymyr Zelensky, le forze russe hanno occupato 42 villaggi nella regione del Donetsk. «Ma può darsi che le nostre forze li riconquistino oggi», ha aggiunto. Al momento le truppe di Putin stanno avanzando nella parte orientale del Donbass verso Kramatorsk. Nelle ultime ore, secondo l'ultimo bollettino dello stato maggiore ucraino, Mosca ha intensificato i raid nel sud-est del Paese, in particolare nella regione di Donetsk e Lugank, dove sono stati respinti dieci attacchi. Secondo il comando militare ucraino i russi hanno subito la perdita di sei carri armati, otto unità corazzate, quindici veicoli e quattro sistemi di artiglieria. L'offensiva continua in direzione di Novtoshkivske e Popasna, nell'Oblast di Lugansk. Qui l'esercito ha aperto il fuoco su un autobus che stava evacuando civili. Secondo Kiev «il nemico sta inoltre effettuando operazioni di assalto nell'area dell'insediamento di Zarichne e sta cercando di avanzare nell'area di Rubizhne».
Da tutt'altro fronte, quello del confine tra Russia e Finlandia, dove si stanno raggruppando le truppe di Mosca di ritorno dagli attacchi in Ucraina, si alza la voce di Janne Kuusela, direttore generale del Dipartimento delle politiche difensive del ministero della Difesa
finlandese: «Ci sono, vicino a noi, forze aeree e navali, certo, ma ad oggi non temiamo alcun attacco perché la Russia non ci ha minacciati», dice. Ma per una questione di sicurezza, il Paese ha fretta di unirsi alla Nato.
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