Teresa Bellanova, viceministro delle Infrastrutture del governo Draghi ed esponente di punta di Italia Viva, difende le modifiche richieste dal suo gruppo parlamentare sul Ddl Zan: «Non spostano di un centimetro il livello di protezione da violenza e discriminazioni della minoranza Lgbt». Ma avverte: «Perplessità sul testo di legge al Senato, a differenza della Camera, sono emerse in tutti i gruppi».
Iv presenta 4 emendamenti al Ddl Zan. Il Pd vi accusa di aver fatto un assist al centrodestra. State aiutando Salvini e Fi?
«Mi lasci dire una cosa precisa: non c'è nulla di peggio dello sciocchezzaio. Nessun assist: né a Salvini, né a Forza Italia. Semmai l'assist lo facciamo a chi dovrà essere tutelato dalla legge. Noi siamo quelli delle unioni civili e se adesso stiamo lavorando per portare a casa un risultato importante, credo che dovrebbe essere considerato un valore aggiunto da tutti. Anche dal Pd».
È legittimo il sospetto che Pd e Cinquestelle siano più interessati a una battaglia ideologica contro la destra, che all'approvazione di un testo contro le discriminazioni. E le reazioni di queste ore contro gli emendamenti IV lo confermerebbe.
«Le vogliamo chiamare prove tecniche di alleanza strategica? Proprio sulla pelle di chi la legge punta a tutelare? Perché se fosse così il re non solo è nudo, ma nudissimo. Preferisco augurarmi che da qui alla prossima settimana anche tra Pd e 5 Stelle prevalga la ragionevolezza alla luce della verità: le modifiche proposte non spostano di un centimetro il livello di protezione da violenza e discriminazioni della minoranza Lgbt ma eliminano, correttamente, punti che, al di là del giudizio personale di ciascuno di noi, hanno incontrato e registrato più di una perplessità tra molti senatori, anche democratici e pentastellati, per non parlare delle istanze che arrivano dal mondo delle donne e delle considerazioni giuridiche espresse anche pubblicamente sulla stampa».
Pd e M5S annunciano che il 13 il provvedimento sarà in Aula. I numeri non ci sono?
«Non svelo un grande segreto se le dico che perplessità sul testo di legge al Senato, a differenza della Camera, sono emerse in tutti i gruppi. Ed inoltre aggiungerei che la mano sul fuoco sulla compattezza del gruppo dei 5 Stelle, specie ora che sono senza guida e in preda ad una fortissima crisi interna, ce la metterei ancor meno di un mese fa: del resto furono proprio loro e proprio al Senato, ad affossare con il loro voto la stepchild adoption nella legge sulle unioni civili. Io non dimentico, forse altri sì».
Un'ultima cosa. Che idea si è fatta del caos nei M5s tra Grillo e Conte. Lei conosce bene Conte avendo fatto parte del suo governo.
«Questa volta la domanda la faccio io a lei: da osservatore attento riesce a dirmi su quale fondamentale snodo politico matura o si consuma la distanza tra Grillo e Conte? Non per una analisi diversa sul governo Draghi, tantomeno su come posizionarsi.
Da quanto leggo in ballo ci sono il terzo mandato, il rapporto con Casaleggio, la guida del partito. In una parola: poltrone e potere. Non c'è male come epilogo per chi doveva rivoltare come un calzino la politica italiana e aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno».
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