I giorni cruciali della Rai tra riforma e nomine

Al via gli stati generali: la proposta di Forza Italia

I giorni cruciali della Rai tra riforma e nomine
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La novità - e la flebile speranza - è che stavolta tutte le forze politiche ci provano insieme a riformare la Rai. L'intento è sganciare la televisione pubblica dalle mani della politica. Obiettivo che a parole si dice di perseguire, ma che nessuno mette mai concretamente in atto. Da sempre. Comunque, da domani si aprono gli Stati Generali della Rai organizzati dalla presidente della Commissione Vigilanza Barbara Floridia e a cui parteciperanno esponenti dei partiti, esperti di televisione, direttori di carta stampata (tra cui il direttore Alessandro Sallusti), dirigenti Rai e personaggi tv. Ogni forza politica ha un suo progetto, molti già presentati in Parlamento. A grandi linee, con diverse proposte, si vuole tornare alla fase precedente la riforma voluta da Renzi che ha sottoposto il vertice massimo della tv pubblica al governo in carica, tramite la scelta diretta dell'amministratore delegato. Quindi l'intento è - di base - riportare la nomina dei vertici alla volontà parlamentare. Questo soprattutto per allinearsi al Media Freedom Act imposto dall'Ue che entrerà in vigore nel 2025 e che impone, appunto, una tv e una informazione libere. Forza Italia presenterà oggi in anteprima alla stampa la sua proposta di riforma. «Noi ci basiamo sul fatto che la giurisprudenza della nostra Corte Costituzionale è molto più analitica delle leggi imposte dall'Europa - spiega il senatore Maurizio Gasparri -. E ricordiamoci che la legge attuale è stata voluta dalla sinistra, la stessa che oggi la critica».

Il modello ideale sarebbe quello della BBC, la cui governance è retta da una fondazione indipendente. Ma quella è la Gran Bretagna, non l'Italia Da noi, qualunque forza politica vuole contare in Rai perché da lì si parla al Paese.

Tanto che la speranza - soprattutto della maggioranza - è che la due giorni possa stemperare i duri contrasti con le opposizioni per arrivare a chiudere la questione della nuova governance di viale Mazzini: manca ancora la nomina del presidente del Cda - l'indicazione è Simona Agnes (foto)- che per essere perfezionata (ci vogliono i due terzi della Commissione Vigilanza) deve trovare ancora due o tre voti tra le opposizioni. Una partita a scacchi con i 5 Stelle in cambio della poltrona vacante del Tg3 che però il Pd vuole tenere per sé. Alla faccia dei paroloni.

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