Il popolo iraniano è tornato nelle piazze. A 40 giorni dall'esecuzione di due giovani dimostranti, Mohammad Mahdi Karmi e Mohammad Hosseini, dopo che per alcune settimane le manifestazioni erano diminuite, le strade si sono nuovamente riempite e sono tornate a divampare le proteste. Ci sono state dimostrazioni giovedì sera e nella notte a Teheran, Arak, Isfahan, Izeh nella provincia di Khuzestan e Karaj. Chi era in strada ha intonato cori contro il leader della Repubblica islamica, Ali Khamenei, e ne ha augurato la morte. Uomini e donne insieme cantavano gli slogan che hanno segnato la rivolta: «Donna, vita, libertà», «Morte a Khamenei» e i nomi dei due uomini giustiziati perché accusati di aver ucciso un membro delle forze paramilitari Basij durante una protesta a novembre. Nel frattempo, il collettivo di attivisti dell'opposizione 1500 Tasvir ha condiviso un video da Mashhad in cui si vede un gruppo di persone gridare: «Mio fratello martire, vendicheremo il tuo sangue».
In alcune città i manifestanti hanno appiccato il fuoco e bloccato le strade. E ci sono immagini che mostrano la polizia in assetto antisommossa. Il gruppo per i diritti curdi Hengaw ha pubblicato filmati che, a suo dire, fanno vedere persone che bruciano pneumatici per bloccare una strada principale a Sanandaj, uno degli epicentri dei disordini. Finora, almeno 529 manifestanti sono stati uccisi e quasi 20mila messi in prigione, secondo l'agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani. Quattro sono stati impiccati da dicembre, mentre altri 107 sarebbero stati condannati a morte o accusati di reati capitali. Le Nazioni Unite hanno denunciato i processi iniqui basati su confessioni forzate. Le manifestazioni sembravano rallentare nelle ultime settimane, in parte a causa delle esecuzioni e della repressione, anche se di notte in alcune città si potevano ancora sentire grida di protesta. Il regime intanto va avanti con la propaganda e si ostina a sostenere senza offrire prove, che le dimostrazioni sono un complotto straniero. Unica concessione, la grazia concessa a una coppia di blogger iraniani (Astiaj Haghighi, 21 anni, e Amir-Mohammad Ahmadi, 22), condannati a 10 anni e mezzo di carcere per aver pubblicato un video del loro ballo in piazza Azadi (Libertà) e rilasciati ieri.
Gli attivisti non demordono e condividono spesso video in cui si sentono persone che cantano slogan antigovernativi di notte o si vedono graffiti realizzati con vernice spray che contestano la dittatura degli Ayatollah. Inoltre, le donne continuano a essere fotografate mentre rifiutano di rispettare le rigide leggi sull'hijab nei luoghi pubblici. Come Zainab Kazempour, donna ingegnere che ha lanciato il velo per protestare contro il divieto alla sua ammissione in un'assemblea professionale a causa del suo «uso non corretto del hijab».
Dal palco ha preso la parola e ha detto: «Non è accettabile che all'assemblea non facciano entrare un ingegnere donna a causa del suo hijab». Poi però il microfono le è stato spento, e lei ha abbandonato il palco lanciando l'hijab in segno di protesta.
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