I giudici: no alla secessione. Le banche via da Barcellona

Stop al plenum che lunedì voterà l'indipendenza Caixa e Sabadell: la finanza in fuga dalla regione

I giudici: no alla secessione. Le banche via da Barcellona

I Socialisti catalani, alla fine, hanno alzato la voce contro la follia dei separatisti guidati da Puigdemont e ieri hanno festeggiato l'ammissione del loro ricorso contro la sessione plenaria del Parlament di lunedì 9. L'ha comunicato ieri pomeriggio la Corte Costituzionale a cui il Psc si era rivolto per fermare l'assemblea che avrebbe potuto votare e approvare l'indipendenza e la conseguente unilaterale proclamazione della Catalogna Stato indipendente. I togati della Corte che difende la Carta hanno considerato «le rilevanti e generali ripercussioni sociali ed economiche» che ne sarebbero derivate dalla dichiarazione di Puigdemont.

Uno a zero per la Catalogna che vuole restare: anche se i deputati disobbedienti, tra quattro giorni tenteranno in ogni modo di entrare nel Parlamento per votare. «Non permetteremo che la censura entri nel nostro parlamento», ha dichiarato la presidente del Parlament Carme Forcadell, annunciando che l'ufficio di presidenza si riunirà venerdì, perché una decisione non è stata ancora presa. «Difenderemo la sovranità del parlamento e il suo diritto di parlare di tutto», ha concluso dopo una turbolenta conferenza stampa in un clima bellico.

Ieri, mentre l'indice Ibex scendeva di 3,90 punti percentuali, al nuovo record negativo dal 2014, Banco Sabadell, uno dei più importanti istituti di credito spagnoli, ufficializzava la scelta di lasciare la Catalogna e di «spostare la sede sociale nella Comunità autonoma di Valencia, ad Alicante, prima di una possibile dichiarazione d'indipendenza del Parlamento di Barcellona». Il trasferimento di Sabadell permetterà alla banca di rimanere sotto «l'ombrello» della Bce, anche nell'ipotesi della disastrosa secessione della Catalogna da Madrid. Secondo il quotidiano El Mundo anche Caixa, prima banca catalana, starebbe studiando un possibile trasferimento temporaneo della propria sede sociale alle Baleari. Dalla Caixa comunicano che «adotteranno le necessarie decisioni al momento opportuno». A sera, poi, dopo il «niet» della Corte Costituzionale, l'indice Ibex è tornato in territorio positivo, chiudendo con uno sprint a +2,51%.

Intanto a Madrid il governo ha intenzione di studiare un decreto lampo per favorire l'uscita delle aziende dalla Catalogna, nel caso di «Catalexit illegale». Sono numerose, infatti, le multinazionali presenti sul territorio che stanno ipotizzando la fuga. Il settore farmaceutico è quello più in allarme. Altri grandi gruppi, tra cui molte italiane, aspettano lunedì.

Da Bruxelles il commissario Ue all'Economia, Pierre Moscovici, ha avvertito che «una Catalogna indipendente non sarebbe membro dell'Unione europea, perché l'Unione europea conosce un solo Stato membro: la Spagna». E ha aggiunto Moscovici che lo strappo tra Barcellona e Madrid «è una vicenda dolorosa che va trattata dagli spagnoli. Risolverla non spetta né a Parigi né a Bruxelles né ad altri».

Sordo a ogni monito, e fregandosene delle conseguenze economiche che pendono sulle teste dei catalani, Carles Puigdemont, l'ex sindaco di Girona con la passione per i saggi sul separatismo, è testardamente intenzionato lunedì prossimo a comparire davanti al plenum del suo Parlament, per convalidare i risultati da «consultazione bulgara» del suo referendum fato in casa. Vuole valutare gli effetti e mettere sul piatto, quindi, la dichiarazione d'indipendenza. Le lancette corrono e sembra che Puigdemont, sentendo sul collo il fiato di Madrid, ora non voglia più indugiare.

Se il Parlament, contravvenendo a quanto deciso dalla Corte Costituzionale, dichiarasse la sua autodeterminazione a lasciare la Spagna, questo produrrebbe una violazione della Costituzione e un «annichilimento» dei diritti dei deputati nazionali.

Per la Corte tale eventualità configura «l'eccezionale urgenza» prevista dall'articolo 56 della Carta. Inoltre, la decisione del Parlament «produrrebbe un pregiudizio d'impossibile riparazione che renderà inutile la finalità del ricorso».

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