Tutto pronto per l'inaugurazione del Ponte Genova San Giorgio in agenda per domani. Anche i Benetton a cui, nonostante i proclami dell'esecutivo di sole due settimane fa, spetterà la gestione dell'infrastruttura che sostituisce il Ponte Morandi.
A quasi due anni dal crollo del Ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone, Genova si prepara ad aprire il viadotto sul Polcevera con un convitato di pietra: la famiglia di Ponzano Veneto indirettamente a capo della struttura di vertice del concessionario autostradale (e direttamente proprietari del 26% di Aspi). La gestione del nuovo ponte spetta infatti ad Autostrade per l'Italia (Aspi) a tutt'oggi controllata (con l'88% del capitale) da Atlantia che, a sua volta, annovera i Benetton come azionista di riferimento (al 30% del capitale).
Nella notte tra il 14 e il 15 luglio, dopo un braccio di ferro durato quasi due anni, era stato raggiunto un sofferto accordo tra la famiglia di Ponzano Veneto che accettava l'uscita da Aspi e l'esecutivo che accantonava l'idea di procedere con la revoca della concessione. I toni trionfali da parte delle forze di governo si sprecavano. «Oggi abbiamo un governo che mette alla porta i poteri forti» scriveva in merito il M5S in un post intitolato «byebyeBenetton». «Dopo un negoziato durissimo il risultato è l'estromissione della famiglia Benetton » scriveva a sua volta il premier Giuseppe Conte in un post su Facebook. «Per lunedì 3 agosto saranno definiti gli accordi societari tra Cdp e Atlantia, la controllante di Aspi. Per quella data avremo definito i dettagli di quel preaccordo che è stato discusso e approfondito dal Consiglio dei ministri del 14 luglio» aveva poi aggiunto Paola Micheli, ministro delle infrastrutture e dei Traporti. Ma non è così.
Domani la famiglia di Ponzano Veneto sarà ancora l'azionista di riferimento del gestore di 3mila chilometri di rete autostradale italiana, compreso il Ponte San Giorgio. Certo quella di domani è una data puramente simbolica, né Aspi né Atlantia saranno presenti all'inaugurazione, considerando che la direzione intrapresa è quella dell'uscita dei Benetton da Aspi.
Il processo tuttavia è partito in salita: sono molti i punti ancora da definire, a iniziare dalla valutazione di Aspi e dalla tempistica dei diversi passaggi previsti. E intanto gli investitori internazionali sia di Atlantia (come il fondo attivista Tci, Gic e Hsbc) sia di Aspi (Allianz e Silk Road Fund) sono sul piede di guerra contro quella che viene ritenuta una nazionalizzazione a sconto.
L'accordo tra l'esecutivo e i Benetton prevede l'«immediato passaggio del controllo di Aspi a un soggetto a partecipazione statale (Cdp)» attraverso «la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte della Cdp» (si parla di una quota pari al 33% e valutata tra i 3 e i 4 miliardi) e dalla «cessione diretta di azioni Aspi a investitori graditi alla Cdp» (si parla del 22% del capitale), per arrivare alla «scissione proporzionale di Atlantia con l'uscita di Aspi dal suo perimetro e la contestuale quotazione di Aspi in Borsa».
Dopo che venerdì 31 luglio si è svolta la terza riunione tra Aspi e il Governo (Presidenza del Consiglio, ministero dei Trasporti, ministero dell'Economia), la settimana si apre con una tornata di cda (lunedì quelli
di Aspi e di Cdp, martedì quello di Atlantia) e il proseguimento delle trattative. Il prossimo d-day infine è fissato per il 5 agosto la firma «dell'accordo negoziale» tra la concessionaria e il governo. Almeno in teoria.
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