I grillini ormai sono membri della casta. Ecco perché i gilet gialli li snobbano

Di Maio respinto dai rivoltosi francesi. Ex M5s fondano la frangia italiana

I grillini ormai sono membri della casta. Ecco perché i gilet gialli li snobbano

Roma - Nonostante le scomuniche provenienti dalla Francia, del tipo «Salvini e i Cinque Stelle facciano pulizia a casa loro» oppure «Di Maio non ha un cuore gilet giallo», i gialloverdi di casa nostra continuano a corteggiare i cugini d'Oltralpe in giacca catarifrangente. L'ultimo, in ordine di tempo, è l'economista sovranista Antonio Maria Rinaldi, volto noto dei talk show e animatore del sito internet Scenarieconomici.it. Rinaldi, in un'intervista concessa ieri a La Stampa, ha rilanciato: «I gilet gialli sono come noi, vogliono battere l'austerity». E da quel «noi» non sono certo esclusi gli esponenti del governo italiano, che da qualche giorno stanno strizzando l'occhio alla dilagante protesta francese. Ma se Matteo Salvini, pur riconoscendo le ragioni della rivolta, ha condannato gli episodi violenti, Luigi Di Maio ha proposto una vera e propria asse politica con i gilet gialli, per poi offrire ai riottosi la piattaforma Rousseau. I bene informati hanno interpretato l'apertura come un tentativo di evitare l'isolamento europeo in cui il M5s rischia di piombare dopo le prossime elezioni di maggio per il rinnovo dell'Europarlamento.

Dalla Francia non hanno abboccato all'amo grillino. Al «Gilet Gialli non mollate!» urlato dal Blog delle Stelle il 7 gennaio, ha risposto su Facebook uno dei leader della protesta, Eric Drouet. «Signor Luigi Di Maio - ha scritto Drouet - i gilet gialli hanno cominciato un movimento apolitico sin dall'inizio, senza questo non sarebbe oggi ciò che è diventato». La chiosa è senza appello: «Rifiuteremo ogni aiuto politico, non importa da dove provenga! Rifiutiamo quindi il suo aiuto». In soldoni, il messaggio è questo: «Ora voi M5s siete dall'altro lato della barricata, fate parte del circo».

Lo stesso concetto è espresso da Ivan Della Valle, uno dei capi dei gilet gialli italiani. Amministratore della pagina Facebook Coordinamento Nazionale Gilet Gialli Italia, con più di 12mila followers, e con «un gruppo chiuso per ogni regione con iscritti che variano da 150 a 500 a seconda dei territori». Nel gioco di specchi dei populisti, non c'è da meravigliarsi che Della Valle sia un ex grillino. Ma non uno qualsiasi: è stato deputato nella scorsa legislatura, espulso e non ricandidato a margine dello scandalo dei rimborsi truccati nel M5s. L'ex parlamentare piemontese aveva photoshoppato alcuni bonifici non restituiti.

Ora al Giornale parla come l'incendiario Drouet: «Stiamo pensando di organizzare un Italexit day, con interventi di vari economisti dal palco». E senza Di Maio: «Le sue ultime interviste sul rapporto con l'Europa fanno cadere le braccia, il M5s si è rimangiato tante cose e sulla manovra si sono inchinati a Bruxelles». Mentre il tentativo di alleanza con i gilet gialli francesi «è dettato solo dalla paura, non vogliono che altri si intestino movimenti di protesta, vogliono coprire quel campo anche se sono al governo».

Nella giungla dei gilet italiani c'è anche un altro ex grillino: l'imprenditore sardo Salvatore

Bussu, attivista 5 Stelle candidato alle ultime «regionarie» per la carica di governatore della Sardegna, ha depositato al Mise un nuovo marchio. Il simbolo è un gilet giallo con un piccolo tricolore sotto. Non si sa mai.

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