La fine degli arresti domiciliari è ancora lontana. Non un fine pena mai, ma un fine pena forse. Lo ricorda il premier Giuseppe Conte in un'intervista a Nbc News: «In questo momento non posso dire quando il lockdown finirà. Stiamo seguendo le indicazioni del comitato scientifico, ma l'Italia è stata la prima nazione in Europa ad affrontare l'emergenza. La nostra risposta può non essere stata perfetta, ma abbiamo fatto il massimo sulla base delle nostre conoscenze, e i risultati indicano che siamo sulla buona strada. Più rispetteremo le regole, prima usciremo dall'emergenza».
E i numeri di ieri sembrano dare ragione al premier. I contagi continuano a frenare, ma con grande lentezza e probabilmente ci aspettano molti giorni di apnea prima di ricominciare a respirare. Ieri si sono contati 4316 nuovi casi, che hanno portato il totale generale a 128.948 e quello dei positivi attuali a 91.246. È il settimo giorno consecutivo che i nuovi casi si collocano sopra quota 4mila e sotto quota 5mila, anche se il dato di ieri è il più basso dall'inizio di aprile. Buona notiza il numero dei nuovi morti, 525, il più basso dal 19 marzo, quando se ne contarono 427. Il totale sale a 15.887. I guariti sono 21.815, con un aumento di 819 unità. Incoraggiante anche il numero di malati che sono sottoposti a terapia intensiva, che scende di 17 unità e si colloca a quota 3977. In calo anche i ricoverati in reparti ordinari degli ospedali, che sono 21.815 (-61). Crescono quindi soltanto i malati lievi, che stanno facendo isolamento domestico (58.320). «La curva ha iniziato la discesa e comincia a scendere anche il numero dei morti. Dovremo cominciare a pensare alla fase 2, se questi dati si confermano», ha detto nel corso della ormai rituale conferenza stampa delle 18 presidente dell'Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro.
Ecco, la fase 2. La partita con i numeri è pari e patta. Ora c'è da vincere quella del contenimento. La stanchezza per l'isolamento casalingo, le belle giornate, l'arrivo delle festività pasquali, il morso del virus che sembra meno stretto sono tutti fattori che fanno temere un allentamento del rigore con cui gli italiani stanno interpretando il divieto di uscire di casa senza un valido motivo. Il Viminale fa sapere che nella giornata di sabato sono state controllate 229.104 persone e 87.364 esercizi commerciali. Le multe sono state 9.284 ad altrettanti italiani che sono stati sorpresi a girare abusivamente, mentre 54 sono state denunciate per false attestazioni e 10 per violazione della quarantena. I titolari di esercizi commerciali sanzionati sono stati 173; i provvedimenti di chiusura delle attività 27. Il bilancio dei controlli dall'11 marzo al 4 aprile è impressionante: le persone fermate sono state 4.859.687 persone, gli esercizi commerciali controllati 2.127.419. Le contestazioni sono state 176.767, delle quali 115.738 denunce per violazioni dell'articolo 650 del codice penale e 61.029 per violazioni amministrative. E il dipartimento di pubblica sicurezza sta mettendo a punto il piano per evitare che nei prossimi gorni, anche a causa dello stop alle lezioni on line per gli studenti, molte famiglie cerchino di «evadere» per raggiungere parenti o seconde case. L'idea è quella di istituire dei veri e propri posti di blocco sulle principali strade di comunicazione, per lo più ai casellie e nelle stazioni di servizio. In questo modo tutte le auto in transito verrebbero controllate.
Insomma, la normalità è lontana.
Ieri il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha detto la sua sul rischio di un possibile rilassamento pasquale: «Lo abbiamo evidenziato: è importante mantenere comportamenti molto stringenti». E ieri la Toscana - dopo la Lombardia - ha imposto l'obbligo di mascherina per chi circola in luoghi pubblici. Pasqua a casa e in maschera.
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