Non è facile fare una classifica delle tesi no vax più insopportabili e irrazionali, ma forse vince quella giustamente indicata ieri dal presidente Mattarella: l'odiosa, intellettualmente disonesta e sacrilega invocazione della libertà come valore negato dal vaccino. Gridare alla libertà vilipesa perché lo Stato vuole salvare (gratis) la vita a te e al tuo prossimo è come lamentarsi per la scarsità di cibo in un resort di lusso in Africa. È immorale. È insultante per la maggioranza dei «servi» che si vaccinano perché credono nella scienza e nel bene comune. È surreale, perché dai social media al politically correct la libertà è davvero nel mirino, ma di questo i no vax non si preoccupano. Ed è pure indicativo di una totale ignoranza della libertà. Dice il no vax: voglio essere libero di non fare il vaccino. E dunque perché non di andare a 200 all'ora in centro, di palpare il sedere alla prima che passa, di prendere una cravatta senza pagare, di espletare i bisogni fisiologici dove ti pare, di girare nudi se fa caldo... Risponde: ma la mia scelta mette in pericolo solo me. No, dannazione, non immunizzarsi mette a rischio tutti: i fragili che non possono farlo per motivi medici e pure chi è vaccinato ma finisce in quarantena, limitato - lui sì - nella libertà di spostarsi, lavorare, studiare e vivere. La libertà è cosa troppo seria per essere tirata in ballo con tanta leggerezza. Provino, i no vax, a cercare la solidarietà di altre vittime di illiberalismo: ne parlino con le donne afghane, con i dissidenti russi e cinesi. Ma lo facciano sul web, perché di persona rischiano gli schiaffi. La libertà è come l'amore, la si dà per scontata e le si dà un valore solo quando è sparita. Ma come l'amore va meritata ogni giorno, perché se non si dimostra di saperla usare con intelligenza allora si dà il destro a qualcuno di toglierla.
Questo Giornale l'ha difesa dal terrorismo, dal comunismo, dalla burocrazia e dal politically correct. E oggi la difende di nuovo. Non dal vaccino, ma dai no vax. Liberi di non vaccinarsi, ma non di infangarla con i loro deliri.
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