Vediamo se un morto farà cambiare la situazione. Cade una pietra da una delle chiese più visitate e sorvegliate al mondo, la basilica di Santa Croce a Firenze, e becca un visitatore uccidendolo. A Santa Croce non mancano i restauri (il mecenate giapponese Tetsuya Kuroda, innamoratosi dell'edificio, tirò fuori più di un milione di euro, anni fa, per restaurare gli affreschi di Agnolo Gaddi nella cappella maggiore); ma certamente, in attesa di capire se è stata fortuità o mancanza di manutenzione ordinaria, si può dire che in Italia soltanto per fortuna non ci sono stati altri morti nei luoghi d'arte.
Moltissimi musei, siti archeologici, monumenti, visitati quotidianamente da turisti, vivono infatti in uno stato di catacombale passività.
Siete mai stati a Roma, in pieno centro, attorno ai Templi di Portuno ed Ercole Vincitore, dietro il Teatro Marcello? Ci sono gli spacciatori e i drogati e picchiano forte se li disturbi. Sempre nella capitale provate a visitare il Mausoleo di Augusto, chiuso da decenni, con attorno i barboni che dormono addossati alla rete di recinzione. Ministero e Comune allargano le braccia in segno di resa. Per fortuna è arrivato un mecenate, la Fondazione Tim, e ha sganciato 6 milioni di euro per i restauri. Vediamo se siamo ancora vivi quando lo riapriranno. Poco distante ricordatevi il caso del Colosseo, ovvero il monumento più famoso del pianeta. Se non c'era Diego Della Valle che scuciva 25 milioni di euro, era sempre lì in attesa di restauro. Ma se andate per le arterie principali di Roma, via Nomentana, Tuscolana, Casilina, Portuense, Aurelia, Flaminia, e seguite le (poche) indicazioni dei siti archeologici, vi rendete conto da soli in che stato infimo di degrado sono. Per non parlare del parco di Villa Borghese che è pieno di rifiuti (aumentati nell'ultimo anno) e marmi imbrattati di scritte; oppure del parco di Villa Ada, la cui agonia lascia senza fiato. Il sindaco e il ministro non si sono mai fatti vedere in questi luoghi. Fortunatamente Fendi ha salvato la Fontana di Trevi donando 2 milioni e Bulgari ha elargito 1,5 milioni per Trinità dei Monti.
Andate a Milano, la città ricca e florida, così ricca e florida che non c'è ancora un direttore che sappia far risorgere la Pinacoteca di Brera, uno dei musei più importanti d'Europa. Sono stati necessari 300mila euro dello stilista Armani per fare una mostra decente su Bramante in Pinacoteca. Andate a Venezia. Si indignano perché le grandi navi da crociera possano distruggere piazza San Marco o la bellissima basilica di San Giorgio Maggiore, ma non si indignano che, a restaurare il Ponte di Rialto, non siano serviti lo Stato e il Comune, ma i 5 milioni di euro del patron della Diesel Renzo Rosso. Il bellissimo Fondaco dei Tedeschi, sul Canal Grande, prima palazzo delle Poste Italiane, sarebbe caduto in degrado se Benetton non avesse investito 53 milioni di euro per recuperarlo. Così la Fondazione Prada che ha recuperato Palazzo Ca' Corner. Inutile parlare di Napoli, la città mediterranea per eccellenza dove si condensa il massimo dell'arte e il massimo del degrado sull'arte. Emblema è la chiesa di Santa Maria degli Angeli, con i capolavori di Luca Giordano, che è stata puntellata perché cede. Ci sarà un motivo per cui il monumento più gradito dai turisti è la Cappella Sansevero che è a gestione privata?
E le grandi necropoli di Cerveteri, patrimonio Unesco, poco sotto Civitavecchia, ripetutamente derubate dai tombaroli? E il paese di Ginosa, vicino Taranto, bello quanto Matera, trattato come fosse un campo di rottami? E Orte, che se la vedi da vicino la trovi una schifezza? E il convento di Nicosia vicino Pisa in preda ai vandali? E le Terme liberty di Livorno che sono l'alcova di drogati e prostitute? Di casi simili ne conosciamo a centinaia.
Chi non vuole questo e offre soldi per i restauri, viene biasimato di farsi pubblicità con l'arte. Chi vuole privatizzare musei e siti archeologici, viene accusato di voler sciacallare il bene pubblico. L'Italia vuole morire così?
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