Lavori in corso sulla tratta Palazzo Chigi-Quirinale in vista del Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio a Cutro. Al punto che il preconsiglio convocato per le 16 di ieri è slittato alle 8.30 di questa mattina. E la notte certamente aiuterà, perché sui provvedimenti in materia di immigrazione che il governo varerà oggi, dal Colle sono arrivati input eloquenti.
Non solo il precedente recentissimo del decreto Milleproroghe, che lo scorso 24 febbraio Sergio Mattarella ha sì controfirmato ma mettendo bene in chiaro con una lettera alla premier e ai presidenti delle Camere le sue perplessità nel merito e, soprattutto, nel metodo. Con tanto di esortazione alla «piena collaborazione istituzionale» da parte di «tutte le forze politiche», così da mettere un freno alla «decretazione d'urgenza». Ma anche le parole del capo dello Stato lunedì scorso a Potenza, quando in un discorso a braccio e dal tono piuttosto perentorio ha, di fatto, tratteggiato la cornice all'interno della quale sarebbe stato auspicabile muoversi dal punto di vista normativo: non solo l'approccio del contrasto all'immigrazione, ma soprattutto quello della costruzione e dell'accoglienza. Perché, ha fatto presente Mattarella, la tragedia al largo delle coste di Crotone non coinvolge migranti economici ma profughi che scappano da situazioni critiche e «senza futuro». E i profughi hanno diritti riconosciuti non solo dalla legislazione italiana, ma anche da quella internazionale.
È il combinato disposto di questi due fronti il metodo (lo strumento del decreto) e il merito (un approccio solo di contrasto e che non tenga adeguatamente in considerazione le ragioni dell'accoglienza) che frena Palazzo Chigi nella definizione degli interventi in materia di immigrazione da presentare oggi pomeriggio nel Consiglio dei ministri che si terrà nell'aula consigliare del Comune di Cutro. Anche perché Matteo Salvini continua a insistere per un netto di giro di vite. Il leader della Lega pubblicamente sceglie un approccio discreto, che non sia percepito come apertamente ostile alla linea su cui si è assestata da giorni Meloni. Ma andando a leggere neanche troppo tra le righe il suo post su Twitter di ieri pomeriggio il messaggio è chiaro. «Parole del primo ministro del Regno Unito», scrive postando una foto di Rishi Sunak che punta il dito contro qualsiasi sbarco, a prescindere dal fatto che si tratti di immigrati economici o profughi («se arrivi illegalmente nel Regno Unito non puoi chiedere asilo, non puoi beneficiare del nostro sistema di protezione dalla schiavitù, non puoi prendere tutele umanitarie, non puoi restare»). Insomma, che Salvini si muova su un piano diverso dalla premier è evidente, tanto che i leghisti più vicini al vicepremier non esitano a definire la linea di Meloni «buonista» accusandola di essersi ormai «istituzionalizzata». La premier, però, non vuole strappi. E il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, lavora a un pacchetto di norme che sia un punto di equilibrio tra le diverse spinte (un decreto per gli interventi «urgenti» e altri strumenti normativi per il resto). D'intesa, appunto, con gli uffici giuridici del Quirinale.
Nel merito, a ieri non sembravano emergere ulteriori indiscrezioni rispetto agli ultimi giorni. A Palazzo Chigi si continua a immaginare un intervento che tenga insieme «contrasto e accoglienza». Da una parte l'inasprimento delle sanzioni sugli «scafisti-trafficanti» (con aggravanti in caso di morte, ma sul punto valgono le note obiezioni fatte per l'omicidio stradale), dall'altra un intervento sui corridoi umanitari, sui visti e, soprattutto, un intervento sui consolati italiani per «favorire le richieste su chi ne ha davvero bisogno» (un punto che dovrebbe portare a una modifica del decreto flussi). Infine un'attenzione alle nuove rotte della disperazione, quella dalla Turchia (da cui è arrivata la nave naufragata in Calabria) e dal Libano.
Il tutto in una cornice che Meloni immagina «multilivello». Ieri a Palazzo Chigi ha incontrato il premier olandese Mark Rutte, un faccia a faccia senza delegazioni di circa un'ora e mezza. Un incontro che entrambi hanno definito «oltre le aspettative». Con Rutte che ha confermato la necessità di un «approccio europeo efficiente» al dossier migranti. Non un dettaglio, considerando che l'Olanda ha storicamente ed economicamente esigenze diverse dalle nostre. Invece Rutte sembra davvero essere in sintonia con Meloni in vista del prossimo Consiglio Ue del 23 e 24 marzo. Tanto dall'essere proprio lui ad annunciare che si sta lavorando a un «viaggio insieme in Africa» per «cercare di raggiungere insieme degli accordi» bilaterali sul fronte immigrazione.
In Libia o in Egitto, spiegano fonti diplomatiche italiane. E, così fosse, una missione africana congiunta Italia-Olanda (che guida il gruppo dei cosiddetti Paesi «frugali») per il governo Meloni sarebbe evidentemente un grande successo. Non solo politico, ma anche d'immagine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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