Il Cremlino promette che non taglierà i rifornimenti di gas all'Unione europea, come ha minacciato il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko. Ma Mosca invia 250 suoi paracadutisti a trenta chilometri dal confine polacco per dare sostegno militare ai soldati di Minsk e registra già le prime due perdite: due parà morti a causa di una raffica di vento che ha impedito la corretta apertura del paracadute, spiega il ministero della Difesa russo. È la prova che, nonostante i tentativi europei di disinnescare la crisi dei migranti con la Bielorussia, nonostante lo stop di Turchia e Irak ai voli della speranza diretti a Minsk, un'escalation militare è già in corso alla frontiera tra Polonia e Bielorussia. Tanto da costringere la Nato ad avvertire: «Vigiliamo contro il rischio di ulteriori provocazioni della Bielorussia ai confini con Polonia, Lettonia e Lituania» e «condanniamo fortemente la continua strumentalizzazione della migrazione irregolare» con «azioni ibride mirate a scopi politici». È anche per questo che ieri il Parlamento di Lettonia, mentre l'Ue continua a sostenere il no alla costruzione di muri in Europa, ha varato invece una legge speciale «per la costruzione più rapida di un muro» al confine con la Bielorussia.
Alla frontiera tra Polonia e Bielorussia servirebbero aiuti, medici e un riparo per i duemila migranti mediorientali, tra cui molti bambini, che trascorrono le notti all'addiaccio, nella speranza di entrare in territorio polacco e strappare un futuro in Europa. Arrivano invece i rinforzi militari dei parà russi, che si uniscono alle forze speciali bielorusse nella regione di Grodno. è «una esercitazione congiunta» che mira a testare la risposta rapida a un «aumento delle attività militari vicino al confine bielorusso», dove sono dispiegati 15mila soldati polacchi, spiegano da Minsk. Di fatto è un'escalation preoccupante. Anche il Regno Unito ha inviato una decina di membri del genio militare per rafforzare le difese polacche e impedire infiltrazioni e la Raf, l'aviazione militare britannica, ha intercettato due bombardieri russi, con capacità nucleari, sul Mare del Nord. Tutto ciò dopo che gli Stati Uniti hanno avvertito del rischio che la Russia invada l'Ucraina. Secondo il capo delle forze ucraine, i russi hanno già 2100 soldati nelle aree controllate dai ribelli e occupano tutte le posizioni di comando tra i separatisti. «La preoccupazione è che Mosca stia facendo il grave errore di cercare di replicare quello che fece nel 2014, quando ammassò forze lungo il confine, entrò nel territorio sovrano dell'Ucraina affermando, falsamente, di essere stata provocata», ha avvertito il segretario di Stato americano Antony Blinken. Il Cremlino nega: «La Russia non minaccia nessuno».
Eppure le cancelliere occidentali sono in allerta, nonostante ieri si siano raggiunti i primi risultati per fermare la tratta dei migranti, che la Bielorussia spinge al confine dopo l'arrivo su voli internazionali. Lunedì sono attese nuove sanzioni europee contro le compagnie «che non collaborano» alla fine del traffico di esseri umani. Intanto la Turchia ha vietato a siriani, iracheni e yemeniti di volare dai suoi aeroporti in Bielorussia, di fatto imponendo uno stop anche alla compagnia bielorussa Belavia. Anche l'Irak non riprenderà i voli per Minsk.
Non si ferma, invece, la diplomazia.
La Francia chiede a Mosca di premere su Minsk per mettere fine alla crisi. Dalla conferenza sulla Libia di Parigi, Macron fa sapere che, sia lui che Mario Draghi, parleranno a giorni con Putin. Ma Mosca nega che Lukashenko e il Cremlino siano coinvolti nella crisi.
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