I parenti delle vittime: "Un confronto Tv con Conte"

Il comitato "Noi denunceremo": chi ha sbagliato deve pagare penalmente e politicamente

I parenti delle vittime: "Un confronto Tv con Conte"

Bergamo. Niente retorica. Anzi, una sciabolata rabbiosa in tutte le direzioni: «Roma e la Lombardia sono cadute miseramente sul Covid», afferma Luca Fusco del Comitato Noi denunceremo. La mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro è una tragedia nazionale che aspetta ancora una spiegazione. La procura della città flagellata dal virus indaga, ma Fusco, affiancato dal figlio Stefano e dall'avvocato Consuelo Locati, continua a scavare e ad accumulare carte che via via vengono consegnate ai pubblici ministeri.

«C'è una narrazione positiva - riprende Fusco senior nel corso di una affollata conferenza stampa - ma le cose non sono state fatte bene. Anzi, si è andati avanti a tentoni, in modo approssimativo, all'italiana per dirla tutta».

Dal 23 febbraio, quando l'epidemia azzanna la provincia di Bergamo, è un susseguirsi di errori, rinvii, balbettii. Il Comitato tecnico scientifico il 26 febbraio non coglie la drammaticità della situazione, anche se dal Veneto il professor Andrea Crisanti ha già lanciato l'allarme. Niente, bisogna attendere il 3 marzo perché finalmente il Cts lanci l'ultimatum su Alzano e Nembro all'esecutivo. Ma ci vogliono altri due preziosissimi giorni solo per far leggere quel verbale così ultimativo al premier Conte. E infine la Lombardia e l'Italia vengono blindate solo fra l'8 e il 9 marzo.

Un quadro disastroso, ancora di più per l'assenza di un piano pandemico nazionale aggiornato, sollecitato a più riprese, inutilmente, dall'Oms e dalle istituzioni europee. «Se ci fosse stato quel piano - conferma il generale Pier Paolo Lunelli, presente all'evento - avremmo avuto diecimila morti in meno su un totale di trentacinquemila». E non ci saremmo trovati a corto di mascherine e kit di protezione, avremmo saputo come comportarci e non avremmo girato a vuoto su un terreno lastricato di ignoranza e confusione. «Ma siamo poi sicuri che i morti siano trentacinquemila?», si domanda Fusco. «Io - dice - avrei dubbi anche sulla contabilità ufficiale. In ogni caso abbiamo assistito alla sarabanda dei documenti secretati, riservati, spariti. Come se il Governo avesse paura di informare i cittadini e di condividere le informazioni che pur faticosamente aveva messo insieme». C'è una frase del premier che al Comitato hanno sottolineato con la matita blu. «Conte - prosegue Fusco - ha spiegato che sprangando l'Italia ha salvato il Sud. Ma si è dimenticato di dire che così ha abbandonato al suo destino il Nord». Ecco allora le due richieste parallele a Roma e Milano: «Vogliamo - è la conclusione - un confronto televisivo con Conte, Speranza, Fontana e Gallera. E pretendiamo che chi ha sbagliato paghi. Sul piano penale e, in caso di archiviazione, su quello politico».

O meglio, delle responsabilità politiche che verranno comunque accertate. «Chi non ha fatto il suo dovere si deve dimettere». Chi non è stato all'altezza della situazione è pregato di fare un passo indietro. A Roma o a Milano.

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