È l'uomo in doppiopetto. Uno dei pochi che se lo possa davvero permettere visto che sul suo metro e ottantasei centimetri non c'è alcuna pancia da ghigliottinare col taglio sartoriale perfetto. La sua è piatta come quella di un torero. E poi ha gusto. In tutto. Negli abiti, nell'arredamento, nella tavola, nel modo di sedersi e di parlare... Lui parla in corsivo. L'eleganza del Miccio, appunto. Un ciuffo di carciofi in mano sua diventa un bouquet sensazionale e non solo perché è il wedding planner più famoso d'Italia. Però è forse per questo che tratta tutte le donne, in qualsiasi circostanza, come se fossero la sposa nel giorno della nozze. Lui, Enzo Miccio, 53 anni, da San Giuseppe Vesuviano, assomiglia alle cose che fa. Ora ha appena iniziato la conduzione su Raidue di Top, Tutto quanto fa tendenza, in onda il sabato alle 16.30.
Una collocazione un po' popular per un format così, no?
«Diciamo che in quella fascia ci facciamo guardare anche da chi normalmente non ci guarderebbe. D'altra parte io sono più largo come personaggio, sono super pop».
Da dove arrivano il senso del gusto e il talento nel ricevere?
«Dalla mia famiglia e dalla tradizione napoletana. A casa mia, chi citofona si mette a tavola. E poi stare in mezzo al bello è una mia esigenza: io ho bisogno di essere circondato dalla bellezza».
Com'è stato essere gay in quegli anni a Napoli?
«La gente che si dava di gomito per strada quando mi incontrava mi faceva male. Ma non ha mai scalfito quello che sono. Me ne sono andato a diciott'anni, sono venuto a Milano».
E la sua famiglia?
«Mi ha sempre rispettato. Anche se vengo da una famiglia molto tradizionale: con una madre che stava a casa e un padre che lavorava e comandava se facevi qualcosa di sbagliato lui non parlava neanche, bastava che ti guardasse. L'imperativo è sempre stato, non portate rogne a casa. Ma mi hanno accolto, come mio fratello e mia sorella. La gente no. Ma la gente non mi ha mai sconfitto».
Su questo ha fatto un bellissimo monologo a «Le Iene»: il problema era più suo.
«Sì, credo di aver frainteso o di aver voluto prevenire un problema che in realtà non c'era. Sono esattamente vent'anni che mio padre è morto. Negli otto mesi di malattia, nelle notti in cui respirava a fatica, ci siamo fatti compagnia. Non abbiamo mai avuto un rapporto idilliaco, era un uomo rigido. Ma è stato un periodo bello tra noi. Tristissimo ma bello».
Come ha preso la sua venuta a Milano?
«Mi ha prestato i primi soldi per iniziare la mia attività. Ricordo ancora che erano dieci milioni di lire. Prestato... Non li ha mai rivoluti indietro».
Lui che mestiere faceva?
«La mia famiglia ha un'azienda che produce olive e olio».
Torna spesso a trovare sua madre?
«Sì spessissimo. Per lei è assurdo avere un figlio che lavora in tv. Nella mia famiglia c'è una parola che troneggia su tutto ed è riservatezza. Quindi non guarda mai i miei programmi e non indossa praticamente nulla di ciò che le porto in regalo».
È generoso?
«Adoro fare regali, mi imbarazza profondamente riceverne».
Il regalo che le hanno fatto e a cui è più affezionato?
«La fede del mio ex fidanzato».
Il medico francese?
«Sì. Ma oltre ad essere un bellissimo oggetto è la storia che c'è dietro ad essere stupenda».
Ce la racconta?
«Stavo presentando una delle linee disegnate da me in un tour per gioiellerie. Prima di prendere un aereo per Parigi, in quel periodo li prendevo come taxi, compro due fedi sottilissime nelle quali faccio incidere i nostri nomi. Quando arrivo in Francia e andiamo a cena gli dico ho un regalo per te. E lui mi risponde anch'io. Anche lui aveva comprato e fatto incidere due fedi. Le sue erano più belle».
Perché non si è mai sposato?
«Non è successo e ora non è il momento. Oddio, se conoscessi qualcuno, forse... Ma dovrebbe essere uno che si innamora di me e non di Miccio».
Figli, non ne ha mai voluti?
«Non averli è il mio più grande rimpianto».
Una volta ha detto che i peggiori nei confronti dei gay sono proprio i gay.
«Mi sono stupito tante volte di certi atteggiamenti. Se due persone hanno avuto lo stesso faticoso percorso mi aspetto che tra loro dimostrino più solidarietà, più comprensione. Invece mi sono sentito spesso giudicato proprio da loro».
Complici i suoi programmi, ci si aspetta che sia lei ad avere uno sguardo che sprizza pagelle.
«Nella vita sono esattamente il contrario, non giudico mai nessuno. Specie se è qualcuno che non conosco».
E cos'altro ci si può aspettare da lei?
«Che rispetti la parola data, dalle mie parti compri una casa con una stretta di mano e sono abituato con le spose: se a loro prometti una cosa, devi dargliela. Quando una di loro si rivolge a me, deve sapere che da quel momento, i suoi problemi me li prendo io. Io e tutto il mio ufficio. Di mestiere ci carichiamo i problemi. E poi non rivelerei mai una confidenza che mi è stata fatta».
Era molto amico di Paola Marella, che è venuta a mancare il 21 settembre.
«Molto. Una donna di rara coerenza. Lo è stata fino alla fine dei suoi giorni».
E una fidanzata, l'ha mai avuta?
«Tutto quello che so l'ho imparato da una donna, quando avevo quattordici-quindici anni. Lei ne aveva due più di me. Se bacio bene come dicono (ride, ndr) lo devo a lei. Mi ha insegnato a baciare sui binari della Circumvesuviana di Napoli. Quei pomeriggi li ricordo ancora tutti».
E poi?
«E poi a vent'anni ho avuto il primo fidanzato, a Milano. E da quel momento non sono mai più stato con una donna. Sono sempre stato fidanzato e ho sempre avuto storie lunghe».
Ma è comunque l'uomo preferito di molte donne...
«Le rispetto e le accudisco».
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