I preconcetti contro la "squadra Stato"

Le misure repressive non sono le uniche ma restano necessarie per la sicurezza

I preconcetti contro la "squadra Stato"
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Come prevedibile, il pacchetto sicurezza approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri è stato il pretesto per attaccare a testa bassa le politiche sulla giustizia penale del governo Meloni da parte delle opposizioni e della stampa di riferimento.

A distanza di poco più di un anno è indubbio che sul versante degli illeciti penali il governo Meloni sia stato molto attivo. Si pensi all'organizzazione dei rave-party per i quali è stata prevista una pena fino a sei anni; all'innalzamento della pena fino a trent'anni per il traffico di migranti; all'organizzazione della gestazione eterologa reato per il quale viene previsto un aumento delle pene fino a due anni e la punibilità anche quando viene commesso all'estero così da trasformarlo in reato universale; all'omicidio nautico per il quale è stato previsto in prima lettura l'innalzamento della pena fino a 10 anni; all'istigazione all'anoressia aggravata dalla minore età in relazione alla quale viene proposta la reclusione fino a quattro anni; alla responsabilità dei genitori per la dispersione scolastica in relazione alla quale viene previsto un aumento della pena fino a due anni; agli incendi boschivi in relazioni quali viene previsto un aumento della pena fino a due anni; all'occupazione abusiva di immobili in relazione alla quale viene previsto un innalzamento della pena fino a due anni; agli interventi sulla criminalità minorile con la previsione di pene più severe fino a cinque anni per spaccio e la conseguente possibilità di custodia cautelare in carcere; ed, infine, al provvedimento oggetto di odierna discussione che nello specifico contiene norme che: consentono agli agenti di girare armati anche quando sono in borghese; puniscono i blocchi stradali, le truffe ai danni degli anziani, le rivolte in carcere e gli aspiranti terroristi che si documentano in rete su come preparare un ordigno; prevedono la possibilità per le donne incinte con bimbi piccoli di finire in cella. Si tratta di interventi che inevitabilmente hanno acceso vivaci discussioni. Ora, è indubbio che quando impatta il diritto penale, il legislatore dovrebbe predisporre interventi di carattere organico anziché farsi trascinare da una logica emergenziale. Tuttavia, è altrettanto vero che la realtà in cui viviamo ha creato situazioni rispetto alle quali è compito dello Stato dare una risposta ferma anche sul piano repressivo. Basti pensare ai noti fatti di Caivano nonché all'eccezionale flusso migratorio. Non può non creare disorientamento quanto dichiarato dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Salerno secondo cui si tratta di norme contrarie ai minori nonché ai pronunciamenti della Corte costituzionale. Infatti, il tema non è quello di mandare in carcere dei bambini innocenti ma al contrario quello di individuare il giusto punto di equilibrio tra le esigenze del minore e quello delle persone deboli ed inermi della nostra società Certo, non si può essere risolvere ogni questione esclusivamente sul piano repressivo.

E molto c'è da fare per tutelare i minori quando le famiglie di appartenenza siano dedite alla delinquenza costringendo i minori stessi a vivere in luoghi che, per il clima di odio e violenza, forse non sono migliori del carcere. Anziché inveire in maniera preconcetta contro ogni provvedimento del governo, sono questi i temi su cui la squadra Stato deve saper dare una risposta.

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