Riprendersi dalla morte di un figlio è già impossibile ma doversi riprendere dalla morte di quattro è un film dell'orrore. Venir poi accusate e condannate (ingiustamente) per il loro omicidio è qualcosa che esce dalle possibili definizioni ed entra nella vita di Kathleen Folbigg, 56 anni, definita la «peggior killer d'Australia» all'epoca dei fatti. Forse è stata proprio l'ingiustizia a tenerla in vita in carcere per vent'anni con una condanna a quaranta sulla testa. La voglia e la caparbietà di dimostrare al mondo che con la morte dei suoi quattro neonati non c'entrava nulla. E la giustizia è arrivata, grazie a un team di genetisti e ad una scienziata spagnola in particolare. Non è stata Kathleen a sopprimere in culla i piccoli, ma sono tutti e quattro morti a causa di un gene killer individuato dagli studiosi.
Trent'anni fa la donna vive a Newcastle (centosettanta chilometri da Sidney) con il marito. Nel 1989, a soli 19 giorni di vita, muore il primo figlio della coppia, Caleb. Il decesso viene archiviato come «morte infantile improvvisa», ma due anni dopo, con «morte per asfissia» viene decretato il decesso del secondo figlio della coppia, Patrick che ha 8 mesi, è cieco e soffre di epilessia. Nel 1993 si ferma il cuore di Sarah, di 10 mesi, anche per lei la sentenza è «morte infantile improvvisa». Quando la stessa sorte tocca alla quarta figlia Laura, di 18 mesi, i medici scrivono «cause incerte» e scoppia il caso, complici le frasi sospette che la donna affida al suo diario e che il marito scopre: «Sarah è morta con un po' d'aiuto» scrive Kathleen (ma durante il processo spiegherà che si riferiva a Dio). E poi quell'altra confessione sibillina della donna: «Sono senza dubbio la figlia di mio padre», e il padre accoltellò la madre quando Kathleen aveva diciotto mesi...
È così che si apre l'inchiesta, si arriva al processo e piombano le condanne con le accuse di omicidio colposo per il primo figlio e di omicidio volontario per gli altri tre. Lei si dichiara innocente ma diventa la peggior assassina di tutto il Paese. La condanna è a quarant'anni e Kathleen, ad oggi, ne ha già scontati venti. Ma gli scienziati hanno fatto una scoperta incredibile e hanno fornito prove concrete per la concessione della grazia.
Ai tempi del processo infatti, le autopsie avevano stabilito che nessuno dei bambini era in buona salute e che, oltretutto, non c'erano prove dei soffocamenti. Per questo gli avvocati coinvolsero un team di genetisti. Nel 2021, l'esito dello studio dimostrò che sia Kathleen sia le due figlie femmine, Sarah e Laura, avevano una rara mutazione del gene Calm 2 che può essere ricondotta all'arresto cardiaco e alla morte improvvisa. Per quanto riguarda i due maschi, Caleb e Patrick, si parla invece di due diverse varianti rarissime del gene Bsn che potrebbero essere collegate ad attacchi epilettici letali e a gravi problemi neurologici.
Da lì la mobilitazione della comunità scientifica che inizia a chiedere la scarcerazione della donna. Decisivo è poi l'intervento dell'immunologa spagnola Carola Garcia de Vineusa per spiegare che solo in 75 persone in tutto il pianeta è stata riscontrata quella mutazione e che almeno 20 dei loro figli sono morti o hanno avuto mutazioni genetiche.
Sono questi gli elementi inclusi nella nuova inchiesta, quelli di cui la comunità scientifica chiede di tener conto per concedere la grazia a Kathleen che ha già scontato vent'anni ingiustamente e per l'accusa più infamante che possa
ricadere su una madre. Come se già lo strazio di perdere quattro figli non fosse stata una condanna sufficiente in questi interminabili anni trascorsi dietro le sbarre. Mentre fuori, un Paese intero l'additava e la giudicava.
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