I Ris: "Sigle, cellulari e poster del Padrino". Trovato il terzo covo "Qui fino a giugno"

Nel primo alloggio del boss scoperti molti appunti, ma non un vero "libro mastro". Sigilli alla casa della madre di Bonafede. Ieri nuovo blitz: ma le stanze sono vuote

I Ris: "Sigle, cellulari e poster del Padrino". Trovato il terzo covo "Qui fino a giugno"

Si muoveva spesso Matteo Messina Denaro, anche se sempre nel raggio di pochi metri a Campobello di Mazara, luogo d'elezione della sua latitanza almeno negli ultimi tempi. Ieri è stato scoperto un terzo covo, in via San Giovanni, a pochi passi dagli altri due. Un appartamento dove il capomafia trapanese ha vissuto fino a giugno. Poi è stato svuotato prima di essere messo in vendita. Gli investigatori del Servizio centrale operativo della polizia - che in queste ore stanno battendo palmo a palmo il trapanese alla ricerca di nascondigli prima che vengano ripuliti - ci sono arrivati grazie a chi si fece il trasloco e adesso stanno cercando di risalire al proprietario. Saranno comunque effettuati controlli alla ricerca di eventuali stanze segrete.

Al momento l'attenzione dei magistrati è puntata su un taccuino scritto a mano trovato nell'ultimo nascondiglio del boss. Si è pensato ad una sorta di libro mastro, o forse solo un promemoria con gli investimenti, con numeri, nomi e sigle che potrebbe servire per ricostruire la fitta rete di relazioni d'affari che Messina Denaro avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi, oltre alle complicità e alle coperture di cui ha potuto godere in 30 anni di latitanza. I carabinieri del Ris lo hanno trovato nel «rifugio» di via CB 31 - sempre nel paese in provincia di Trapani a otto chilometri da Castelvetrano, la città natale del boss - nel cui salone aveva attaccato un poster de Il padrino, il film interpretato da Marlon Brando. Il taccuino viene considerato un reperto molto importante, anche se deve essere ancora decifrato, pieno di spunti preziosi per l'inchiesta della Procura di Palermo perché contiene appunti e cifre che si riferiscono agli anni passati e risalgono fino al 2016. All'attenzione degli investigatori anche i numeri di telefono che il capomafia di Castelvetrano annotava scrupolosamente su foglietti e post-it e un'ampia contabilità, con entrate e uscite a più zeri, che adesso sarà passata al setaccio per ricostruire le attività dell'ex latitante che nel 2020 aveva un patrimonio stimato in quattro miliardi di euro investiti nei più svariati settori, dall'eolico al turismo. Così come si spera di ottenere informazioni rilevanti dai tabulati dei due telefonini che il capomafia aveva con sé al momento dell'arresto. Nell'appartamento di via CB 31 gli investigatori hanno scoperto un ambiente occultato in cui c'era altra documentazione, tra cui svariati pizzini con nomi, numeri di telefono e spese di viaggio. Mentre nel secondo nascondiglio, quello rintracciato mercoledì a poca distanza dagli altri, in via Maggiore Toselli (di proprietà di Errico Risalvato, che nel 2019 subì una perquisizione assieme ad altri presunti fiancheggiatori di Messina Denaro, fratello di un imprenditore considerato molto vicino al boss) con tanto di stanza bunker nascosta da un armadio dove sono stati rinvenuti gioielli, pietre preziose e pezzi di argenteria, il Ris è a caccia di tracce organiche e impronte digitali per avere la certezza che fosse effettivamente riconducibile a Messina Denaro. Significativa, per gli inquirenti, la vicinanza geografica dei tre covi e della casa sequestrata alla mamma di Andrea Bonafede, l'uomo che per anni ha prestato la sua identità a Messina Denaro. Tutto nel raggio di un chilometro nel quartiere Guaguana di Campobello di Mazara, dove il boss di Castelvetrano ha vissuto negli ultimi mesi e dove la mafia è ancora fortemente radicata. I sigilli all'appartamento della madre di Bonafede, da tempo non utilizzato dalla donna che vive altrove con una delle figlie, sono stati posti solo ieri.

Lasciando il tempo - sostengono alcuni - per far sparire eventuali tracce o documenti. Ipotesi avvalorata dal fatto che la casa, che si trova all'angolo tra via Marsala e via Cusmano, era protetta da un sistema privato di telecamere di sorveglianza.

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