Mariupol è caduta. Anzi no, si combatte ancora nelle strade, ed esiste una flebile possibilità di ribaltare la situazione. Mentre per i civili morti si scavano fosse comuni. La guerra tra Mosca e Kiev si sposta dal campo di battaglia ai comunicati stampa e il destino della città portuale è sempre più in ostaggio della propaganda. Ieri mattina Sergej Shoigu, ministro della Difesa russo, aveva annunciato il totale controllo della località da parte di Mosca. «Tutti coloro che si arrenderanno avranno la garanzia di vita risparmiata», riferendosi ai miliziani rimasti nell'acciaieria di Azovstal. Putin da parte sua ha annullato l'assalto all'impianto siderurgico, chiedendo che la struttura venisse bloccata per «non far passare una mosca». La versione russa non ha convinto gli Usa, e il presidente Biden ha messo in discussione l'annunciato trionfo del Cremlino. «Non ci sono prove, e mi risulta che ci siano combattimenti in corso». In effetti il territorio dell'impianto è stato bombardato nel pomeriggio e in serata, mentre altre battaglie sono in corso nell'area del deposito dei tram, situato a una distanza considerevole dalle acciaierie. A confermare che la situazione sia tutt'altro che fluida è il vice comandante del reggimento Azov Svyatoslav Palamar, che in un videomessaggio ha invitato una forza estranea ai russi a mettere in salvo i suoi uomini. «Di fronte a un Paese diverso dalla Russia usciremo armi in pugno, ma solo per dare l'opportunità ai feriti, che sono 400, di essere curati, e ai morti di essere sepolti adeguatamente in un territorio non controllato dalla Federazione Russa. Noi combatteremo fino alla fine».
Secondo le informazioni che arrivano da Mosca, oltre 4mila dei circa 8mila soldati presenti a Mariupol al momento dell'accerchiamento sono stati eliminati durante la liberazione della città. Altri 1.500 si sono arresi. È difficile che i soldati del generale Mizintsev riescano ad annientare completamente ciò che rimane della resistenza ad Azovstal senza ulteriori costi e morti. La battaglia per l'impianto non ha più alcuna importanza per Putin. Tutto merito, sostengono gli analisti, dell'attacco di martedì con le Fab-3000, che hanno creato un varco tra l'acciaieria e la città, consentendo agli invasori di aprirsi una strada per collegare la Russia alla Crimea. Alexei Arestovich, consigliere del presidente Zelensky, è sicuro che Mosca sposterà i suoi uomini da Mariupol al Donbass. «Ora tocca a noi frenarli, in modo da non concedergli alcun vantaggio».
Rimane precaria la situazione dei civili. Circa 200 persone hanno aspettato invano ieri l'arrivo degli autobus. Quattro pullman partiti mercoledì da Mariupol, con a bordo 79 passeggeri tra donne e bambini, sono giunti nel pomeriggio a Zaporizhzhia, dopo aver trascorso la notte a Berdyansk. «Come possiamo organizzare corridoi umanitari se i russi non sono in grado di garantire un adeguato cessate il fuoco?», si domanda la vice premier Iryna Vereshchuk. Da informazioni in suo possesso nell'acciaieria dovrebbero esserci circa 600 persone, e altre 97mila nella città assediata (per i russi sarebbero 250mila). Molti di loro, riferisce il sindaco Boichenko, sono costretti a transitare da quattro centri di riconoscimento allestiti dai russi «e solo a pochi viene concessa la possibilità di accedere ai pullman per lasciare Mariupol». Berlino sta discutendo con Mosca la possibilità di organizzare corridoi attraverso canali negoziali, rivela il ministro degli Esteri tedesco Berbock in conferenza stampa in Estonia.
A Mangush, località a circa 22 km a ovest di Mariupol, i soldati russi hanno scavato una fossa comune di 300 metri e portato corpi con i camion. Sarebbero salme di civili uccisi nella città portuale. Dai 3 ai 9mila sostiene il consigliere del sindaco Andryushchenko. Sono i dipendenti dell'acciaieria? Secondo Yuriy Ryzhenkov, il Ceo della compagnia che possiede l'impianto, «sì, siamo di fronte a una catastrofe».
E dal suo canale Telegram Volodymyr Zelensky annuncia che «La Russia ha respinto la proposta di stabilire una tregua per la Pasqua. Questo dimostra come i vertici di questo Paese trattino effettivamente la fede cristiana, come si rapportino a una delle festività più importanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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