I segreti di Prigozhin

I canali Telegram vicini a Wagner: «Sapeva molto, vediamo cosa uscirà dai suoi archivi» Corruzione, miliardi all'estero, omicidi e donne: tutto quello che può «rovinare» Putin

I segreti di Prigozhin
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«Senza pietà e senza legge». Così il New York Times descrive la brigata Wagner. Orrori noti, documentati, perfino raccontati con dovizia di particolari da protagonisti come Marat Gabidullin, ex comandante che dopo aver combattuto nella regione di Lugansk, prima di andare in Siria, ha impresso in un libro la sua versione boots on the ground dell'esercito «parallelo», smentendo il ministro degli Esteri russo Lavrov che da tempo nega legami tra la Wagner e la Federazione: «I gruppi privati non possono avere armi secondo la legislazione russa - spiega l'ex mercenario - quindi quelli che ce le hanno ce l'hanno solo col permesso dello Stato». Ancora poco si è però scavato sul possibile lato d'intelligence, per così dire, presumibilmente messo in piedi a mo' di assicurazione personale dal n°1 dei «professionisti» della guerra: un altamente probabile cassetto di segreti (e dossier) custodito dal fondatore della Wagner Evgenij Prigozhin, dato ora per morto.

Dietro il suo aereo esploso potrebbero esserci manovre legate a informazioni sensibili, che avrebbero potuto (e forse potrebbero ancora) infangare l'esercito russo e l'onore dello zar in vista delle elezioni 2024. Prove di violazione dei diritti umani (anche a danno del popolo della Federazione), reclutamenti forzati, errori. Documenti che sarebbero potuti arrivare anche alla Corte penale dell'Aja. E rivelazioni a uso interno su presunte amanti di Putin, figlie segrete, intrallazzi.

Certo, a Prigozhin era stata garantita da Putin in persona la chiusura del processo penale per istigazione alla ribellione, aperto dall'Fsb a carico degli ammutinati contro le gerarchie di Mosca; una promessa confermata dal portavoce del Cremlino Peskov, che però, in modo piuttosto sibillino, aveva parlato della semplice «parola» data dal presidente della Russia. In sostanza la cornice di un accordo: tra il ricco ex oligarca e l'uomo più potente di Russia, che aveva contribuito a far diventare milionario Prigozhin prima di annoverarlo nella lista dei «traditori».

Vita in cambio del silenzio. Ma proprio sulla «parola» data dallo zar (ex agente del Kgb) si insinuano i sospetti di un «patto» fittizio (o non onorato) tra il presidente e il suo ex fidato «cuoco». «Era un uomo di talento che ha commesso errori, con un destino difficile», ha commentato ieri Putin. Epilogo di una stretta di mano tra uomini di potere, passati dai sorrisi agli insulti fino alle condoglianze. Regolamento di conti, vendetta o messinscena, l'ipotesi di una soluzione di compromesso non onorata dallo zar si consolida, su Prigozhin. «Era sicuro che Putin gli avrebbe perdonato tutto e non aveva paura di nulla - sostiene infatti una fonte che ha familiarità con Prigozhin -. Ha detto che sapeva molto. Vedremo se apparirà qualcosa dai suoi archivi». Ma quali informazioni poteva avere, Prigozhin, per restare in vita nonostante gli fosse stato attribuito dal presidente il «crimine più grande che possa essere commesso sulla terra», e cioè il tradimento?

Qualcosa era filtrato dal quotidiano investigativo Proekt, che a giugno citava una fitta rete di società offshore e intercessori per ripartire case e proprietà alle figlie dello zar e all'ex moglie. Il parcheggio dei paramilitari in Bielorussia aveva rimesso tutto agli umori del Cremlino, mentre Prigozhin scorrazzava in Africa. Ma nelle ultime ore in Russia più di un canale Telegram ha ripreso in mano la pista delle informazioni scomode che potevano tenere Putin perfino sotto ricatto, e renderlo dunque ancora più debole. Dossier costruiti dall'ex cuoco mattoncino dopo mattoncino, operazione dopo operazione, tra uno storione affumicato con limone e burro e un buon vino serviti a oligarchi e capi di Stato, prima della carriera paramilitare e durante la stessa. La presunta vendetta non esclude del tutto neppure l'idea di una sparizione orchestrata insieme, per salvare faccia e portafoglio. Ma il potere origlia sempre.

E per rubare i segreti (o la posizione di un jet) basta una mazzetta ben infilata sotto la giacca di qualcuno; anche nei teatri di crisi dove la brigata era impiegata, dal Medio Oriente alla Libia, nell'Africa sub-sahariana alla Siria.

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