I servizi segreti accusano Lo Voi. "Ha diffuso notizie riservate"

Esposto del Dis contro il procuratore di Roma: passati ai giornalisti i documenti riservati dell'Aisi sul capo di gabinetto Caputi

I servizi segreti accusano Lo Voi. "Ha diffuso notizie riservate"
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Altro che «una svista della cancelleria», come Francesco Lo Voi sussurrava nei giorni scorsi. Adesso per il procuratore della Repubblica di Roma la situazione rischia di farsi davvero critica. Con un mossa che non ha precedenti, e che costituisce una brusca escalation nei rapporti tra governo e magistratura, il Dis - ovvero la struttura di coordinamento dei servizi segreti - ha deciso di denunciare Lo Voi per avere reso pubblici, mettendoli a disposizione dei giornalisti del quotidiano Il Domani, i documenti che lo stesso Dis aveva consegnato alla sua Procura con il marchio «riservato». I giornalisti del Domani, in quanto indagati, avevano il diritto di leggere i documenti, ma non di duplicarli. Invece la Procura di Roma gleli ha lasciati fotocopiare. E il giorno dopo erano sul sito del Domani, dieci fogli su attività interne dei servizi segreti.

Che su Lo Voi si addensassero nuvole cariche di pioggia lo si era capito già martedì scorso, quando davanti al Copasir, il comitato di controllo parlamentare sull'intelligence, aveva parlato il sottosegretario ai servizi segreti Alfredo Mantovano. Nella seduta segreta del Copasir, Mantovano era andato giù pesantemente contro Lo Voi, ribadendo che le carte erano «classificate», cioè coperte da segreto, e che la Procura di Roma come tali doveva trattarle. Ieri, rivela l'Ansa, parte la denuncia. A firmarla è il direttore del Dis, Vittorio Rizzi. Lo stesso Dis che aveva trasmesso a Lo Voi i documenti con la clausola «riservato» e che se li è ritrovati poi sulle pagine del Domani. Secondo altre fonti di agenzia, la denuncia non sarebbe stata ancora materialmente depositata. Ma comunque, confermano in serata fonti istituzionali, la decisione è presa.

Il tema dei documenti che Lo Voi ha divulgato è ormai noto, ovvero gli accertamenti compiuti da alcuni agenti dell'Aisi sul capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Gaetano Caputi, emersi nell'indagine scaturita da una denuncia dello stesso Caputi contro alcuni articoli del Domani. Ma ormai la genesi della vicenda è secondaria, a fare irruzione in primo piano è la decisione dei servizi segreti di denunciare il procuratore della Repubblica di Roma. Che nel frattempo Lo Voi abbia iscritto negli indagati la premier Giorgia Meloni e due ministri per il «caso Almasri» non fa che surriscaldare il clima di questo inedito scontro tra apparati dello Stato.

Nella denuncia del Dis, destinata per competenza alla Procura di Perugia, a Lo Voi viene contestato il reato di «rivelazione di notizie di cui sia stata vietata la divulgazione», articolo 262 del codice, pena fino a tre anni di carcere. Come nasce, la decisione di Rizzi di spiccare l'esposto contro l'alto magistrato? Siamo davanti a una decisione politica, cioè su input diretto del governo, o semplicemente a una scelta tecnica? Nessuna delle due, spiegano fonti vicine a Palazzo Chigi: è stata semplicemente una decisione dovuta. Davanti al comportamento di Lo Voi, se Rizzi, la massima autorità dei nostri servizi segreti, non avesse preso l'iniziativa sarebbe stato a sua volta incriminabile.

Se Rizzi ha ritenuto di essere davanti a una scelta obbligata, è perché sono apparse inconsistenti le diverse linee difensive che Lo Voi ha fatto circolare nei giorni scorsi: dicendo per esempio di avere chiesto agli 007 i documenti «ove non sussistano ragioni ostative», e di avere pensato - avendoli ricevuti - che si potessero tranquillamente depositare; o cercando di attribuire la decisione al pm titolare del

fascicolo; o persino ipotizzando un «errore procedurale o una svista della cancelleria». Come se una pratica tanto delicata potesse venire gestita a cuor leggero, all'insaputa del procuratore capo e senza il suo controllo diretto.

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