Sindacati spaccati sul bonus per i lavoratori a basso reddito annunciato dal governo Meloni nel pacchetto del Primo maggio.
Dalla piazza della manifestazione di Monfalcone, fanno rumore i distinguo del leader della Cisl Luigi Sbarra che parla di «misure importanti» dell'esecutivo, in netta contrapposizione con la bocciatura e gli attacchi del collega Maurizio Landini. Posizioni frutto di quelle che Sbarra preferisce definire, evitando di marcare le divisioni, «sensibilità diverse» rispetto a quelle di Cgil e Uil.
Il caso si apre sui cento euro che verranno erogati in busta paga nel gennaio 2025 ai lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 28 mila euro, coniuge e almeno un figlio a carico. In tutto, ne dovrebbero beneficiare circa un milione di famiglie. Il governo ha ribadito che si tratta di una misura una tantum in vista di una riforma organica del fisco e di detassazione delle tredicesime sui redditi medio bassi. Un intervento ampio rinviato al prossimo anno. Il bonus però «è il primo tassello di quello che intendiamo fare trovando le risorse per le tredicesime - spiega il viceministro dell'Economia Maurizio Leo - è come se fosse una tredicesima del cuneo fiscale. Questo è l'obiettivo: dare una tredicesima del cuneo fiscale». Ai 100 euro «si applica il 23%» di tasse, quindi saranno «circa 77 euro» ma se il contribuente ha «qualche detrazione o deduzione più o meno stiamo attorno a 80 euro», aggiunge.
Il segretario della Cgil Landini definisce il già ribattezzato «bonus befana» una «marchetta elettorale». «È sotto gli occhi di tutti - ha detto - che la gente non arriva a fine mese. Pensare che tutto questo si risolva dando 100 euro lordi a gennaio a una platea limitata di persone credo sia un insulto al buon senso». Altri invece i toni usati dal leader della Cisl Sbarra che, pur critico, dalla stessa piazza promuove le politiche del governo, a partire dal taglio del cuneo, una delle prime misure di Palazzo Chigi: «Apprezziamo il sostegno forte all'occupazione stabile attraverso incentivi rivolti a giovani, donne e al Sud. Anche la misura dei 100 euro da corrispondere a gennaio è un ulteriore contributo per sostenere i redditi delle fasce popolari. Ora va fatto di più». All'esecutivo chiede ora di «aumentare salari e retribuzioni e rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, tagliare le tasse al ceto medio, detassare le tredicesime. Il dialogo e il confronto con il governo deve proseguire per affrontare in maniera più decisa le questioni più importanti». Su tutte «il taglio strutturale del cuneo fiscale».
Sulla stessa linea di Landini invece il leader della Uil Pierluigi Bombardieri: «Sarebbe il caso di farla finita con gli spot e gli interventi elettorali. Il tema dei salari non può essere affrontato con un spot di 60 euro netti, che bastano per un chilo di carne, un chilo di parmigiano, un litro di olio. La gente ha bisogno di recuperare la perdita del potere d'acquisto».
Ma il viceministro Leo replica: non si tratta di una misura elettorale dato che il provvedimento è stato fatto ora «perché c'è il decreto legislativo Irpef» che tratta «i redditi da lavoro dipendente, la sede naturale».
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